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Un pittore portoghese in Italia. Álvaro Pirez d’Évora

Veduta della mostra di Alvaro Pirez d’Évora Veduta della mostra di Alvaro Pirez d’Évora
Veduta della mostra di Alvaro Pirez d’Évora
Veduta della mostra di Alvaro Pirez d’Évora

La mostra appena conclusasi a Lisbona ha presentato una novantina di preziose opere tra dipinti e sculture giunti da collezioni pubbliche e private europee, con ben ventisei tavole di Pirez

Madonne con grandi occhi a mandorla e lunghe dita sottili. Stilizzate, eleganti nei manti damascati, siedono nei loro troni gotici. A crearle è il portoghese Álvaro Pirez d’Évora, uno dei pittori più affascinanti dei primi trent’anni del Quattrocento. Che dal paese natio ha girovagato per l’Italia lasciando capolavori. Una grande e importante mostra lo ha raccontato in tutto il suo percorso e contesto al Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona, fino al 15 marzo. “Álvaro Pirez d’Évora. Un pittore portoghese in Italia alla vigilia del Rinascimento”- questo il titolo della rassegna – ha affrontato il problema Pirez con tutte le sue incognite, dopo l’ormai lontana mostra del 1994 nella stessa città, e, sebbene ormai chiusa, merita di essere ricordata

Organizzata dal Direttore del museo portoghese Joaquim Oliveira Caetano e da Lorenzo Sbaraglio del Polo Museale della Toscana, sostenuta da Luisa Violo, direttrice dell’Istituto Italiano di Cultura di Lisbona, con un bel catalogo a cura di Ana Sousa, ha presentato una novantina di preziose opere tra dipinti e sculture. Giunti da collezioni pubbliche e private europee. Ben ventisei le tavole di Pirez (delle cinquanta note). Molte delle quali arrivate dalla Toscana, le altre di artisti che hanno lavorato con lui o con cui il pittore ha avuto scambi.

Alvaro Pirez d’Évora, Anunciação, c. 1430-1434, Tempera e ouro sobre madeira, Museu Nacional de Arte Antiga, ©DGPC:ADF, Luísa Oliveira
Alvaro Pirez d’Évora, Anunciação, c. 1430-1434, Tempera e ouro sobre madeira, Museu Nacional de Arte Antiga, ©DGPC:ADF, Luísa Oliveira

Tra le opere di Pirez, l’Annunciazione recentemente acquistata dal museo portoghese, la Madonna col Bambino e santi del Museu de Évora, una delle più antiche conosciute. L’altarolo dell’Herzog Anton Ulrich- Museum di Braunschweig (Germania), opera della fase tarda, firmato 1434. Preziosi frammenti di affresco, del ciclo realizzato nel 1411 dal pittore con quattro artisti fiorentini (Niccolò di Pietro Gerini, Scolaio di Giovanni, Ambrogio di Baldese e Lippo d’Andrea) sulla facciata di Palazzo Datini a Prato. Il Palazzo era la residenza di Francesco di Marco Datini, un importante mercante italiano con fondaci sparsi per tutto il Mediterraneo.

Ad accompagnare i frammenti riuniti in una sala, rari documenti. Tra cui un registro dell’Archivio di Stato di Prato in cui compare il nome del pittore portoghese. Nome, “Alvaro Pirez Devora Pintov” che spicca anche sulla splendida tavola giunta dalla chiesa pisana di Santa Croce in Fossabanda. Con Madonna, Bambino e angeli, una delle più belle e complesse, che per la prima volta ha lasciato l’Italia.
Chi era Álvaro Pirez? Come e perché giunge in Italia? Nato a Evora in Portogallo in un anno imprecisato della seconda metà Trecento, era uno dei tanti stranieri che percorrevano la Penisola all’inizio del ‘400. Terra di approdo la Toscana, dove si trovava con certezza dal 1411 al 1434, ricordato da Giorgio Vasari nel 1568 come allievo del senese Taddeo di Bartolo.

Veduta della mostra di Alvaro Pirez d’Évora
Veduta della mostra di Alvaro Pirez d’Évora

Si ipotizza che sia giunto in Italia al seguito di Gherardo Starnina, pittore fiorentino attivo a lungo a Valencia alla corte di Giovanni I di Castiglia. Ed esponente a Firenze della nuova corrente del Tardogotico. Nel 1411 Pirez è a Prato, poi a Pisa, dove c’era una nutrita comunità di mercanti catalani. Nel 1423 a Volterra, nel 1424 a Lucca, e ancora a Cagliari, a Nola, Otranto e in altre città italiane, a ciascuna delle quali la mostra dedica una sala.

Sembra che la città di base fosse Pisa, dove il pittore realizza diverse opere. Tra cui la Madonna con il Bambino e angeli della chiesa di Santa Croce in Fossabanda e la Vergine con il Bambino e due angeli del Museo pisano di San Matteo.
L’incrocio tra motivi portoghesi e italiani, entrambi testimoniati in mostra da artisti dei due Paesi, porta Pirez ad un linguaggio estroso e raffinato. Il risultato sono dipinti devozionali e grandi polittici, cioè dipinti su legno. Costituiti da più parti unite fra loro da una cornice fissa o da cerniere. Opere spesso smembrate di cui rimangono pezzi superstiti in musei, chiese e collezioni private, che gli studi hanno permesso di ricomporre. È il caso del polittico, datato 1424, e realizzato per una pieve nei dintorni di Lucca, i cui pezzi sono giunti dal Lindenau-Museum di Altenburg.

Veduta della mostra di Alvaro Pirez d’Évora
Veduta della mostra di Alvaro Pirez d’Évora

Opere che, a distanza di secoli, rivelano la raffinatezza di un pittore capace di rendere la lucentezza dell’oro, le velature di lacca rossa e di azzurrite. La corposità dei lapislazzuli, gli arabeschi dei troni lignei e dei damaschi. Testimonianze di lavoro e vita che rappresentano un patrimonio di bellezza e memoria storica.

http://museudearteantiga.pt/english

Maurizia Tazartes

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