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Individualismo e crisi. Un documentario esplora il concetto di decadenza (pt.2)

Arnold Böcklin, L'isola dei morti, 1880-1886

Quali sono i segnali concreti del declino della società odierna? L’egoismo è ormai un valore supremo a scapito del senso collettivo? Nel secondo episodio di Decadenza, documentario in due parti di Arte in italiano, la seconda parte di un viaggio attorno all’idea di declino.

Dopo il primo episodio, Desiderio e declino, il viaggio nel concetto di decadenza prosegue attraverso nuovi sguardi. C’è quello, ad esempio, di Vincent Jarousseau, fotografo e documentarista che da ormai dieci anni si reca regolarmente a Denain per raccontare la decadenza sociale e culturale di una cittadina francese colpita dalla chiusura delle miniere e dall’assenza di alternative per i suoi abitanti. Per la sociologa Monique Pinçon-Charlot, “la nostra è una società in cui abbiamo le orecchie tappate, il telefono sempre in mano. Non vediamo gli altri. Non siamo più neanche cittadini, siamo consumatori”.

A Strasburgo, Frédéric Robert, proprietario del caffè “Au fond du jardin”, è un esteta affascinato dall’epoca vittoriana, che coltiva la decadenza attraverso la poesia e la raffinatezza, come resistenza artistica: il suo bar è un omaggio alla belle époque. Lo storico dell’arte Ralph Gleis racconta invece la decadenza nell’ambito artistico, capace di vedere la bellezza anche nella morte e nel male. “L’isola dei morti di Böcklin non mostra una realtà che conosciamo ma apre una porta sull’anima. L’acqua è uno specchio, il riflesso è centrale nel simbolismo perché rappresenta lo sguardo su di sé. La decadenze di quest’opera risiede al contempo nel suo carattere indefinito e dalla volontà non di decifrare il mondo ma di renderlo ancora più oscuro”.

Arnold Böcklin, L’isola dei morti, 1880-1886

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