Perché Sanremo è Sanremo? Non più con il punto esclamativo, ma interrogativo: questa edizione dell’ultrasettantennale manifestazione canora segna un momento di svolta e lascia alcune domande aperte. Troppo stridente è il contrasto tra quel che sta accadendo fuori e risate, lustrini, canzoni melodiche che per cinque sere di fila entrano nelle nostre case come se niente fosse.
Troppo vicino è anche il ricordo dell’edizione del 2020, proprio alla vigilia del disastro, con la pandemia già in casa senza saperlo, mentre il pubblico applaudiva, ballava e si abbracciava. Sanremo 2021 è avvolto da una cortina malinconica e ingabbiante; e nessuno si sforza troppo di nasconderlo.
Lo spettacolo e la gara
Persino gli stessi protagonisti mordono il freno. A partire dai conduttori, Amadeus e Fiorello, che non sono credibili fino in fondo: più di una volta hanno ribadito l’importanza delle regole anti-Covid, ma con la stessa energia hanno ironizzato su virus che circolano sul palco, dove è obbligatorio portare la mascherina, e non circolano appena scesi in platea. Platea vuota, come annunciato tante volte, ma al tempo stesso imbarazzante, paradossale nelle sue poltrone rosse pietosamente riempite di palloncini durante la seconda serata, poi subito abbandonati perché “Abbiamo fatto una c..zata”, ammette Fiorello.
Nelle esibizioni di giovedì, serata in cui si cantano le cover, i ventisei artisti in gara hanno mostrato forza e bravura, chi più (ad esempio, Maneskin con Manuel Agnelli) chi meno; ma, nel complesso, le performance erano all’altezza della situazione. Quanto alle canzoni partecipanti, a parte qualche intervento davvero insipido, non manca il solito melting pot di melodie orecchiabili, strizzatine d’occhio al rock tradizionale, con qualche (rara) punta di avanguardia pura. Alla giuria spetta l’ardua sentenza.
Ma il Festival, si sa, non è solo musica. E quindi ecco apparire le star della conduzione: una spigliatissima Matilda De Angelis (prossima all’apparizione nella serie Leonardo, su Rai1 dal 23 marzo), la supersexy Elodie, la giovane modella Vittoria Ceretti. E, su tutti, il bomber del Milan, il big macho Zlatan Ibrahimovic. Alto più di ogni aspettativa, sovrasta (non solo fisicamente) Amadeus con una presenza fuori dalle righe.
E poi c’è il misterioso Achille Lauro e i suoi quadri definiti “d’autore”, tanto che ci si attendeva qualche riferimento ai grandi dell’arte, come accaduto lo scorso anno con San Francesco di Giotto. Niente di più sbagliato: l’autore è lui, che introduce le sue hit con poesie in prosa siglate “Lauro”. Gli outfit di Achille, firmati Gucci e scelti dal celebre stylist Nicolò Cerioni, spaziano dalle piume e lamè simil-David Bowie (o Brian Eno degli esordi) al total-gold della terza sera, in cui il cantante vestiva i panni di un antico greco circondato da colonne e capitelli. Aveva annunciato Lauro: “Mi esibirò per il settore dello spettacolo ferito e vessato, per voi amici giornalisti, per le persone che lavorano per me, per tutti voi”. Piacciano o no, le performance del cantante romano, realizzate insieme a Claudio Santamaria, Francesca Barra, Monica Guerritore, Emma, pur nel dubbio del già visto, hanno dato l’impressione di trovarsi di fronte ad un legittimo tentativo di espressione artistica originale.
Sanremo 2021 e i lavoratori dello spettacolo
A metà della terza sera è intervenuta l’attrice Antonella Ferrari: bravissima nel suo monologo sulla sclerosi multipla, la malattia che l’affligge, ha ringraziato calorosamente per la sua presenza, di nuovo sul palco dopo due anni di stop. Anche gli attori Francesco Pannofino ed Emanuela Fanelli sono intervenuti durante la canzone de Lo Stato Sociale, ricordando tutti i teatri le cui attività sono sospese o definitivamente chiuse. E tutti i lavoratori dello spettacolo che non si arrenderanno mai, ma che ancora lottano per avere risposte e prospettive.
E allora? Tutto bene? Tutto come al solito, nel bene e nel male? Invece no. Niente sembra essere più come al solito. Un esempio? Con le sue esibizioni registrate durante le prove, Irama (costretto in quarantena perché due collaboratori del suo staff sono risultati positivi al coronavirus) è quinto nella classifica generale provvisoria e tredicesimo in quella delle cover, con la meravigliosa e ben interpretata “Cyrano” di Francesco Guccini. Segno dei tempi: saremo più in grado di distinguere fra reale e virtuale? E, soprattutto, farà ancora davvero differenza?