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Da un’altra prospettiva #9. L’importanza dell’allestimento nel mondo dell’arte: Luca Zuccala

Pace Gallery Pace Gallery
Luca Zuccala
Luca Zuccala

“Da un’altra prospettiva”: il 7 febbraio dalla pagina instagram dell’exhibit designer Andrea Isola è nato un format che ha come focus l’allestimento analizzato da chi le mostre le crea, ci investe, le cura e le visita. Andrea ha intervistato 24 professionisti del mondo dell’arte tra direttori di fiere e musei, curatori, galleristi e giornalisti, rivolgendo a tutti la stessa domanda: “Sapresti indicarmi, tra le mostre che hai prodotto/curato/visitato quella in cui l’allestimento ha giocato un ruolo fondamentale e per quale motivo?” L’obbiettivo, come spiega Andrea, è quello di far emergere l’importanza che danno all’allestimento gli addetti al settore e sensibilizzare il pubblico su come il volto di una mostra possa cambiare a seconda delle scelte progettuali di allestimento che vengono fatte.

Il contributo #9 è di Luca Zuccala, giornalista, vicedirettore di ArtsLife, scrive continuativamente per Bell’Italia e Bell’Europa (Cairo Editore) e Icon (Mondadori); collabora con il Master di Rcs Academy “Management della Cultura e dei Beni Artistici” ed è direttore artistico di State Of Milano.

“Conciliare contenuto e contenitore in una eccellente sintesi formale, plasmandosi a seconda del luogo da abitare di volta in volta. Questo il mantra che ogni galleria che si rispetti dovrebbe perseguire anche in ambito fieristico, per apportare spessore culturale (ricerca) alla congenita essenza di una manifestazione commerciale. Questo, in concreto, sempre, il risultato manifesto di Pace Gallery, che, con una decina di sedi disseminate per il mondo, è perennemente iscritta alla top ten degli stand migliori delle fiere d’arte a cui partecipa, indifferentemente dalle latitudine in cui si trova.

Pace Gallery
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Due casi modello realizzati nelle ultime uscite fieristiche esemplificano la tesi in questione: le partecipazioni a FriezeMasters 2018 (Londra) e Tefaf Maastricht 2019. Cominciamo dalla fiera olandese.Lo stand di Pace si stagliava nettamente dalle sue “colleghe” nella sezione di contemporaneo per raffinatezza e pulizia degli spazi, funzionali a concentrare nella fragilità delle carte di Mondrian il fulcro della proposta, preludio e compimento del percorso allestitivo. L’eleganza con cui si muovevano tra le pareti nello spazio le linee (più o meno solide, più o meno analitiche) di Tony Smith, Donald Judd, Robert Mangold, Keith Coventry e i grovigli di Mark Tobeyfungevano da contorno al cuore del booth: la camera dov’erano custoditi preziosamente i Marigolds (Tageti) e i Crisantemi depositati su carta da Mondrian, che introducono ilNudo sdraiato, opera di passaggio, scomposizione cubista, scintilla dell’astrazione.

L’anno precedente, a Londra, Pace ha chiesto a uno dei suoi artisti di punta, Adam Pendleton, di curare lo stand di FriezeMasters e portare il suo System Subject in fiera. Sviluppando il concetto di “griglia”, con una tessitura visuo-spaziale dicroma (bianco, nero), Pendleton ha disseminato gli ampi spazi dello stand di bianchissime Progressioni orizzontali cubiche di Sol LeWitt, sulle quali gravitavano iDettagli di Opalka, i polittici di performance di Vito Acconci e le Corrispondenze di Lee Ufan. Andata e ritorno gravitazionale al cospetto delle Presenze circolari di Pousette-Dart: buchi neri che assorbivano lo spazio, la perfetta chiusura e quadratura del cerchio.

Pace Gallery
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ANDREA ISOLA:

Ringrazio Luca per aver sottolineato l’importanza della progettazione di uno stand in fiera. Avere uno stand armonico, ordinato, di qualità, bilanciato visivamente e cromaticamente, risalta senza dubbio alla vista di pubblico e collezionisti.

#appuntidiunexhibitdesigner

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