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L’intreccio totale tra arte e natura al Monte Verità, la testimonianza di 12 opere

Marco Cordero, Chora, 2020-2021 Marco Cordero, Chora, 2020-2021

Marco Cordero, Chora, 2020-2021

Marco Cordero, Chora, 2020-2021

Sabato 8 e domenica 9 maggio 2021 torna nel parco e negli spazi di Monte Verità Giardini in Arte, rassegna culturale giunta alla sua 4° edizione, simbolo della stretta unione tra Arte e Natura che caratterizza il complesso sin dalla sua nascita.

Il percorso, dal titolo Luoghi e Voci, ha per protagonisti gli artisti Francesca Gagliardi (Novara 1972), Marco Cordero (Cuneo, 1969), Johanna Gschwend (St. Gallo 1990) e Moritz Hossli (Zurigo 1990), che hanno trascorso sul Monte un periodo di residenza durante l’estate 2020 che li ha visti riflettere sugli umori e l’identità del luogo. Tra il parco e gli ambienti interni dell’albergo in stile Bauhaus, 12 opere dialogano fra loro e segnano le tappe di visita sui percorsi della collina, in stretta sintonia con i temi portanti della storia del Monte.

Francesca Gagliardi presenta alcune sculture a forma di scudo: fusi in bronzo o in alluminio, la struttura degli scudi nasce da ricami di trina leggeri resi solidi dalla materia metallica, allegoria di una femminilità forte e volitiva; accanto a questi, installata nella piantagione del tè, una scultura di marmo nero di Jaipur a forma di rossetto rimanda a un Lingam, simbolo fallico della cultura Indu, unendo idealmente il femminile e maschile che ognuno ha in sé, l’animus-anima junghiano. Gagliardi ha raccolte queste opere sotto il nome Risonanze, alludendo al concetto stesso della risonanza che collega gli spazi a lei destinati, fra la storica Casa dei russi e i punti scelti nei giardini e nell’hotel. Risonanze rimanda anche al suo personale viaggio fra Jaipur in India e il Monte Verità, fra Ameno sul Lago d’Orta dove vive e la residenza artistica compiuta l’anno scorso ad Ascona. Il titolo “prende forma” poi in due grandi Gong in ottone e specchio da cui è nato tutto il progetto, che si possono scoprire lungo il percorso. Fra le installazioni site-specific anche Dea madre, una scultura in bronzo argentato e tessuto, e Frecce una serie in alluminio e legno esposta nelle sale dell’hotel.

Francesca Gagliardi, Risonanze, 2020-2021
Francesca Gagliardi, Risonanze, 2020-2021

Marco Cordero presenta Chora, un’installazione ambientata nella piccola biblioteca del Barone von der Heydt, dove l’artista si confronta con lo spazio, creando volte e un pavimento di libri scavati, scolpiti come mattoni di un’architettura di carta. Il linguaggio della scultura si lega a quello del suono, mescola spazio e forma, sensibile e intellegibile, con la presenza dell’elemento voce grazie ai Giovani Cantori di Torino, per svilupparsi poi negli spazi del Monte con le altre opere esposte: un calco della celebre roccia che, affacciata sul Lago Maggiore, rappresenta uno dei punti magnetici della collina, e un altro calco ricavato dalla parete di pietra che costeggia l’edificio dell’hotel, pensato come un prelievo dal valore fortemente semantico di una porzione di natura, di un angolo della collina denso di sedimentazioni.

Johanna Gschwend e Moritz Hossli presentano un video del dialogo aperto tra il lavoro di Francesca Gagliardi e Marco Cordero e l’ambiente circostante, che documenta il loro avvicinamento allo spirito originale dell’arte e del Monte Verità. Nel corso del progetto di residenza i video realizzati da Johanna e Moritz hanno documentato, riletto e narrato in termini poetici le azioni di Cordero e Gagliardi, il loro tempo sospeso trascorso al Monte dove, abitando, lavorando, scolpendo, disegnando, ascoltando gli umori del bosco e delle dimore della prima colonia anarchica sono nate performance spontanee, raccolte nel video Confluenza di correnti.

Gschwend e Hossli sono altresì autori del video This is not an holiday, con combinazione e contrapposizione fra le strutture architettoniche pulite e semplici e la foresta. Il suono della partita di tennis si combina con la luce che si accende e si spegne per illuminare il percorso dei passanti durante la notte. Inoltre, con l’installazione Monte Johanna Gschwend invita il visitatore, in una forma di arte partecipata, a deporre piccoli pezzi di corteccia che, trasportati da un nastro mobile, andranno a costituire un piccolo cumulo, allegoria del Monte e della sua genesi.

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