La National Gallery di Londra ha cambiato il titolo di un disegno di Edgar Degas appartenente alla sua collezione. Russian Dancers è diventato Ukrainian Dancers. La modifica riflette una più che mai marcata necessità di distinguere in modo preciso la cultura ucraina da quella russa.
L’accuratezza del titolo “è un punto di discussione in corso da molti anni“, ha detto la National Gallery. Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, poi, l’attenzione sulla questione è cresciuta ulteriormente. Questo ha spinto il Museo ad “aggiornare il titolo del dipinto per riflettere meglio l’argomento“.
Degas probabilmente entrò in contatto con la compagnia di ballo a Parigi. Probabilmente nei celebri locali di inizio Novecento come il Moulin Rouge e il Folies-Bergère. Nel dipinto, le figure sono delineate in modo lasco, così da evidenziarne il movimento, con le gambe sollevate in un passo di danza.
Le ballerine hanno i capelli lunghi, allacciati con nastri dai tipici colori nazionali ucraini, il blu e il giallo. I costumi popolari tradizionali le caratterizzano come ballerine amatoriali, non come le professioniste di formazione classica che appaiono in molte delle opere di Degas. Ne risulta un contesto meno impostato, anche grazie all’ambientazione campestre. Non è un caso che l’artista abbia descritto questa serie, completata intorno al 1899, come un “orgia di colori“.
Un’operazione che può apparire marginale, come appunto la modifica di un titolo, risulta però significativa nel complesso dell’appropriazione (se non sottomissione) culturale che la Russia opera sistematicamente nei confronti dell’Ucraina e non solo.
Olesya Khromeychuk, direttrice dell’Istituto Ucraino a Londra ha infatti osservato che “ogni visita in una galleria o in un museo a Londra che espone mostre sull’arte o sul cinema dell’URSS rivela un’interpretazione errata, deliberata o semplicemente pigra, del territorio est europeo come una Russia senza fine; proprio come l’attuale presidente della Federazione Russa vorrebbe vederlo“.
Ukrainian Dancers al momento non è in esposizione, ma potrebbe in ogni caso diventare un esempio per altre realtà. Per esempio, il Met di New York o il Museum of Fine Arts di Houston hanno pastelli di Edgar Degas intitolati Russian Dancer nelle loro collezioni. Forse anche loro rivedranno i titoli delle loro opere, chiavi quasi egemoniche per l’interpretazione delle stesse.
Un cambiamento, dunque, che è piccolo solo all’apparenza.