Visitabile ancora fino al 13 luglio alla galleria A arte Invernizzi di Milano la mostra personale Michel Verjux. Découper plier éclairer: des corps et du vide? In esposizione, negli ampi spazi del piano inferiore, quattro éclairages – opere fatte di pura luce, tra le più riconoscibili dell’artista francese – pensati come interventi site-specific che sfruttano al massimo la natura dello spazio architettonico a disposizione. Al piano superiore ruba invece la scena la scultura in acciaio inox Découper/plier, à hauteur d’homme che, come dice lo stesso titolo, “ad altezza d’uomo”, presenta dimensioni mai raggiunte dall’artista nella sua precedente produzione. Fanno da corollario in mostra alcune versioni dell’opera in scala ridotta e alcuni disegni preparatori, a testimoniare la complessità del suo percorso creativo.
L’esposizione ruota intorno a temi da sempre cari a Verjux, quali il vuoto, il luogo e lo spazio. In uno scritto che accompagna la mostra l’artista argomenta
[…] non sono questi che tre nomi con cui indicare la medesima ‘cosa’, una cosa che, come l’aria, riguarda l’intangibile, che non possiamo toccare? Ma ciò che è intangibile non è intellegibile solo quando lo mettiamo in relazione con ciò che è tangibile, come le particelle elementari, gli oggetti o i corpi?”.
La luce diventa quindi strumento materico prediletto nella ricerca di Verjux, in quanto elemento trasversale a tutti gli altri: fragile ma al tempo stesso duratura, è indispensabile a qualsiasi forma di arte visuale o plastica, che, “banalmente”, in sua assenza non potrebbe essere esperita.
L’ispirazione nasce, più che dall’opera di artisti che, come Verjux, lavorano con la luce, da quella di chi, appartenente alle generazioni maturate nel primo e secondo Novecento, aveva – a detta dell’artista stesso – una pratica artistica di lavoro in studio più tradizionale, elementare, semplice e positiva. Qualche nome, tra astrattismo e minimalismo? Piet Mondrian, Barnett Newman, On Kawara, Carl Andre, Niele Toroni.
Gli éclairages
Nel caso degli éclairages presentati all’interno degli spazi della galleria A Arte Invernizzi, appare particolarmente evidente come essi si leghino alle specifiche caratteristiche dell’ambiente architettonico che li ospita. Verjux in tal senso precisa:
[…] quando proiettiamo frammenti di luce su linee, piani e volumi di uno spazio, non si gioca solo con il pieno e il vuoto; si rende percepibile, praticabile e intellegibile il ‘fatto’ che è ‘necessario’ per un corpo che avverte di attraversare il ‘vuoto’ (di fatto, l’aria), di essere dentro un ‘luogo’ e di muoversi dentro uno ‘spazio’”.
Le opere scultoree
Verjux utilizza il vuoto, il luogo e lo spazio come chiavi di lettura anche per quanto riguarda le sculture fisiche, grandi o piccole esse siano: le opere – grazie a pieghe e tagli effettuati sulla lastra di acciaio inossidabile, materiale “pesante ma non troppo, alla ricerca di un equilibrio”, che conferisce alla scultura “una fisicità oltre che una grezza bellezza” – riproducono quelle stesse forme architettoniche che le opere luminose di Verjux continuano a evocare grazie alla ricerca da lui intrapresa a cavallo fra gli anni ’70 e ‘80. Gli stessi giochi di luce che sono l’essenza di molte sue opere immateriali ritornano infatti nelle sculture: attraverso i tagli semicircolari operati nell’acciaio la luce lo attraversa e si riflette sulla superfice del metallo creando, illusionisticamente, cerchi di precisione giottesca. Corporeo ed incorporeo, due facce della stessa medaglia: il reale.
Michel Verjux. Découper plier éclairer: des corps et du vide?
Galleria A arte Invenizzi
Da lunedì a venerdì 10-13 15-19, sabato su appuntamento
Via Domenico Scarlatti 12, Milano