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MRZB, Merzbau – una collettività in continua evoluzione

MRZB, Rusty S. & Pitti Blue o Le Sorelle I-IV (2022) , exhibition view, NAM at Manifattura Tabacchi, Firenze, 2022. Courtesy of the collective MRZB
MRZB, Rusty S. & Pitti Blue o Le Sorelle I-IV (2022) , exhibition view, NAM at Manifattura Tabacchi, Firenze, 2022. Courtesy of the collective MRZB
Dal 22 settembre al 16 ottobre 2022 si è tenuta, negli spazi espositivi di Manifattura Tabacchi a Firenze, la mostra collettiva nel paese delle ultime cose, a cura di Caterina Taurelli Salimbeni.

Il percorso espositivo è riuscito a immergerci in un viaggio attraverso i paradossi del presente, in cui il visitatore viene invitato a tracciare visioni utopiche della vita comunitaria ai margini del mondo post-apocalittico. In questa poetica, ispirata al libro nel paese delle ultime cose del famoso scrittore Paul Auster, si può seguire una strategia organizzativa della vita sociale alternativa a quella del tardo capitalismo, in cui l’ordine delle cose non è basato sull’individualità e sullo sfruttamento della natura, ma trova espressione nella messa in discussione del proprio ordine sociale, nel riutilizzo di materiali di scarto e nella riflessione sul concetto di esperienza di vita collettiva.

Entrando nella mostra lo spettatore si trovava subito immerso nella fantasia apocalittica, tragicomica e mortifera del collettivo Merzbau. L’intenzione degli artisti è quella di generare una dimensione atemporale, sospesa in una sorta di musealizzazione. Merzbau è un collettivo artistico fondato nel 2013 a Bologna, composto da Andrea Parenti, Désirée Nakouzi De Monte, Filippo Tocchi e Pietro Cortona. Merzbau si considera come un’azione collettiva in cui l’individuo scompare totalmente, concentrandosi sugli spazi, intesi come organismi, sistemi autonomi con specifiche condizioni ambientali ed atmosferiche, e ponendo l’accento sulla relazione delle anime con lo spazio.

L’opera creata per Manifattura Tabacchi è stata sviluppata attorno a uno spettacolo di marionette. Il visitatore si è trovato in un environnement dove si sovrappongono sculture, sceneggiature, collage, assemblaggi sartoriali e videoproiezioni decostruite e frammentate con effetto sonoro. Entrando da dietro le quinte dello spazio teatrale, lo spettatore passa il guardaroba pieno di vecchi costumi di scena riadattati in chiave post-apocalittica. Le protagoniste dell’opera sono le sorelle Rusty S. & Pitti Blue aka The Law of Remains, due scheletri, personaggi principali di STILI DRAMA, un’opera teatrale che il collettivo sviluppa episodicamente, appropriandosi dei formati dello spettacolo – trucchi di magia, film, teatro – riproponendo come set cinematografici grotteschi, frammenti filmici, pubblicazioni, mostri orribili e altre caratterizzazioni della fantasia apocalittica.

MRZB, Mauve Von Gatener (2020), mixed media, beeswax, fabric, 110 x 140 x 70 cm. Courtesy of the collective MRZB.
MRZB, Mauve Von Gatener (2020), mixed media, beeswax, fabric, 110 x 140 x 70 cm. Courtesy of the collective MRZB.

Nella Manifattura Tabacchi il collettivo ha trovato il potenziale  per creare un ambiente dove il tempo viene sospeso, quasi sacro, dedito all’ozio, alla festa, al rito. Il visitatore viene intrappolato nello spazio espositivo venendo circondato dal ritmo e dal crescendo di suoni, odori, alcune luci puntate nel buio e altri aspetti più festosi dello spettacolo psichedelico. In due diversi momenti della visione dell’opera si visualizza un set cinematografico con, accanto a esso, tre manichini seduti, rappresentanti figure umane frammentate e ibride con parti di maiali, che guardano uno spettacolo di scheletri di bambole dall’apparenza gotica. Così viene ricreata un’atmosfera immaginifica grottesca, enfatizzando sceneggiatura frammentata e personaggi composti dagli oggetti di scarto quotidiano.

Il lavoro si riferisce all’ambiente post-industriale della periferia della società, dove si cerca di trovare una soluzione alternativa all’ordine delle cose governate dal capitale. Gli oggetti presentati nello spazio espositivo sembrano essere spiritati, sono visibili le dinamiche tra lo spettatore/guardante, dove, grazie alle storie raccontate, assumono una dimensione rituale, acquistano forma e valore. Nello spazio espositivo lo spettatore viene immerso in una narrazione in cui non viene spiegato esattamente ciò che sta accadendo, ma viene risucchiato in un gioco di ninne nanne distorte, rappresentazioni di corpi frammentate, battute e rumorosi vortici carnevaleschi.

Il coinvolgimento del pubblico nella composizione frammentaria emotivamente marcata di suoni e oggetti diventa parte dell’opera, definendo così questo spazio teatrale come un luogo saturo di sentimenti come dolore, presenze, emozioni, pulsioni e affetti. Nella pratica artistica, come dichiarato nell’intervista con il duo curatoriale Treti Galaxie in Artribune, al collettivo interessa il concetto di abitazione del non-luogo, teatrino in maschera su cui grava un senso di colpa. Nell’organizzare le loro mostre, il collettivo cerca di prestare attenzione al rapporto dell’individuo con lo spazio, inteso come organismo, sistema autonomo con specifiche condizioni atmosferiche e ambientali. L’individuo e l’idea di individualità si perdono per fare spazio all’azione collettiva e per portare la speranza che si realizzi il discorso della fantasia distopica. Gli scarti e il recupero dei materiali utilizzati nella realizzazione di costumi e scenografie sono soggetti a un continuo processo di mutamento nel tempo e di trasformazione del luogo in cui si creano le dinamiche teatrali.

Una delle realizzazioni più espressive della loro pratica artistica è sicuramente Le Stanze di Mauve nel Reame dell’Irreale presso Spazio Barriera a Torino. Mauve, protagonista del testo che accompagna la mostra, instaura un rapporto intimo con un pezzo di tessuto di lana, curandolo e custodendolo gelosamente, sperando che un giorno possa trasformare in qualcos’altro, in un guanto soffice che riscalda le mani. […]‘’The rooms are like a body’’ it whispered ‘’where everything must relate intimately’’, la protagonista cerca di raccogliere oggetti di uso quotidiano dallo spazio urbano, come tessuti, vetri rotti, radici, pezzi di carta, miniature, frammenti di rifiuti di varia provenienza, nel tentativo di riempire il vuoto nel mondo che la circonda. La mostra sembra composta da questi oggetti, catturati e custoditi nella speranza che mutino in qualcos’altro. Ci sono le gemelle siamesi di cera d’api, adagiate in abito elegante in un reliquiario (Mauve Von Gatener, 2020); il formicaio ligneo, composto da frammenti di percorsi sotterranei scolpiti in altorilievi, che ricordano la struttura degli organi interni, sormontati da una teca di vetro contenente una colonia di formiche (Héstifinahays, 2020); una scultura in gesso a forma di pastorale, composta da una fila di piccole teste che sembrano estrapolate da un presepe napoletano (Le gioie, 2020).

Nello spazio espositivo le opere di Merzbau si mescolano a una raccolta di dipinti di Mario Schifano, Piero Simondo, Salvatore Scarpitta e altri artisti personalmente selezionati dal collettivo nell’archivio della collezione Spazio Barriera. Grazie a un gesto consapevole, gli artisti riescono a giustapporre queste opere all’installazione, come se fossero i fantasmi che abitano questo spazio. Il collettivo attribuisce grande importanza alla realizzazione di un testo narrativo poetico della mostra, che diventa parte e guida dell’opera. Grazie al testo, alla storia dei materiali utilizzati e al contesto sociale raccontato, l’opera acquista autenticità e valore.

Merzbau cerca di promuovere l’inclusione attraverso l’arte per poter riscrivere le connessioni tra persone, cose e ambiente, aprendo uno spazio intimo di dialogo tra i soggetti. Il collettivo si interroga sull’importanza dell’individualismo perché l’artista contemporaneo non è separato dagli altri come un genio isolato nella sua torre, ma si relaziona e spesso coinvolge l’ambiente che lo circonda. MRZB conduce la ricerca artistica come pratica nomade e cerca di identificare forme autonome di discorso ed esplorare aree periferiche dell’esperienza della vita sociale, tante volte a livello più empatico ed emotivo. Ai confini della realtà individualistica contemporanea, il collettivo riesce a sospendere il tempo per creare condizioni favorevoli all’inclusione nell’arte.

MRZB, Héstifinahays (2020), diorama’s cabinet, chalk, polish, iron oxide, ants colony (Camponotus nylanderi), caramel, 65 x 35 cm. Courtesy of the collective MRZB

Questo contenuto è stato realizzato da Aleksandra Lisek per Forme Uniche.

http://www.mrzb.info/rustysepittiblue.html

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