Kehinde Wiley (1977) è un artista noto per reinterpretare in chiave contemporanea alcune importanti opere della storia dell’arte. L’ha fatto anche con una scultura del Musée d’Orsay di Parigi, che ora pone i due lavori direttamente a confronto.
Una collezione di sculture classiche sotto la volta vetrata di un ex stazione ferroviaria. Non è fantasia, ma una semplice descrizione del Musée d’Orsay di Parigi. Uno dei più iconici della ville lumiere, anche alla luce di quanto raccontato. Ma come tutte le più grandi istituzioni non può certo rimanere cristallizzata e cerca sempre la via di innovarsi.
Ora l’esposizione di sculture giova, per esempio, di un innesto contemporaneo. In particolare una grande tela dell’artista americano Kehinde Wiley, che vede una sua opera posta al centro della sala, accanto a due sculture monumentali. Il dipinto raffigura una figura umana reclinata a terra, su un masso posto al centro di un manto erboso, vestita in abiti casual e sgargianti.
L’opera appartiene alla serie Down, che Wiley porta avanti dal 2008. Al centro della serie la reinterpretazione da parte di Wiley di alcuni capolavori della storia dell’arte dove compaia una figura caduta. Come ne il Cristo morto nella tomba di Hans Holbein (1520 circa), per intenderci, ma ponendo come protagonisti soggetti contemporanei. Nel caso specifico del Musée d’Orsay l’artista ha preso come punto di riferimento una statua in marmo del museo: Woman Bitten by a Serpent (1847) dello scultore francese Auguste Clésinger.
L’opera di Wiley prende quindi il nome di Wiley Women Bitten by a Serpent (Mamadou Gueye). Mamadou Gueye difatti è il nome dello spinter senegalese, qui raffigurato in un top giallo di Louis Vuitton, jeans blu e scarpe da ginnastica bianche. Ne risulta una composizione ambigue, come del resto tutte le opere di Down, che potrebbe suggerire sensazioni di riposo o morte al tempo stesso.
«Giocando con gli stereotipi della pittura e della scultura occidentali, Kehinde Wiley porta un messaggio attuale sulla violenza della società contemporanea», ha dichiarato Christophe Leribault, presidente del Musée d’Orsay e del Musée de l’Orangerie. Per questo «ho voluto esporre tutte le opere del Musée d’Orsay che sono state per lui una grande ispirazione e di cui offre un’affascinante rilettura».
La mostra è un’estensione della sua personale primaverile alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia.