Fino al 19 febbraio 2023 è visitabile, presso la Pinacoteca Cantonale Giovanni Züst a Rancate (Mendrisio), nel Canton Ticino, la mostra Le “invenzioni di tante opere”. Domenico Fontana (1543-1607) e i suoi cantieri. L’esposizione, promossa dalla Pinacoteca e dall’Archivio del Moderno dell’Università della Svizzera italiana, è curata da Nicola Navone, Letizia Tedeschi e Patrizia Tosini ed è caratterizzata dal partenariato con i Musei Vaticani, dal patrocinio della Biblioteca Apostolica Vaticana e della Fondazione della Guardia Svizzera Pontificia del Vaticano.
Proprio l’Archivio del Moderno si era fatto promotore, in occasione dei quattrocento anni dalla morte dell’architetto svizzero, di un convegno internazionale di studi dedicato alla sua figura ed intitolato “Cosa e architetto”. Domenico Fontana tra Melide, Roma e Napoli (1543-1607), svoltosi il 13 e 14 settembre 2007 presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio con la collaborazione della Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. In particolare, la mostra attualmente in corso e il volume che l’accompagna, edito da Officina Libraria, sono l’esito di un più ampio progetto di ricerca svolto dall’Archivio del Moderno e sostenuto dal Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica, L’impresa Fontana tra XVI e XVII secolo: modalità operative, tecniche e ruolo delle maestranze.
Il titolo della mostra riprende le parole di Giovan Pietro Bellori, tra i più importanti storiografi del Seicento, il quale nelle sue Vite de’ pittori scultori e architetti moderni (1672) include la figura di Fontana come unico architetto. L’opera del progettista svizzero, attivo a cavallo tra XVI e XVII secolo soprattutto a Roma prima – al servizio di Papa Sisto V, di cui è presente in mostra un busto in bronzo ed oro che lo rappresenta – e a Napoli poi – dove i Viceré spagnoli gli affidarono la progettazione di Palazzo Reale, di cui è presente in mostra una rara incisione fiamminga in prestito dalla Biblioteca Nazionale di Madrid –, viene analizzata nell’esposizione di Rancate da un’angolazione originale, che mette in luce in maniera scientifica e rigorosa il dialogo con i numerosi artisti e artigiani che collaborarono alla realizzazione dei grandi cantieri diretti da Domenico Fontana tra Roma, Napoli, Amalfi e Salerno.
Una moltitudine di maestranze
Si può dire che una vera e propria moltitudine di maestranze animò i progetti architettonici di Fontana: sia per provenienza – i documenti attestano la presenza di artigiani ticinesi, romani, fiorentini, marchigiani, bolognesi, modenesi oltre che fiamminghi e tedeschi – che per competenze – muratori, vetrai, stagnai, pittori, scultori, bronzisti, stuccatori, indoratori, incisori – dando vita a innumerevoli stucchi ornamentali e figurati, a marmi policromi intarsiati o a bronzi in fusioni monumentali che resero i cantieri artistici di Fontana tra i più innovativi ed avanzati del Cinquecento. Il contributo delle varie maestranze all’interno dei cantieri fontaniani può essere apprezzato in mostra grazie a una serie di apparati multimediali a cura di Studio Visuale, autore anche di alcune fotografie ad alta risoluzione e a 360 gradi, che permettono ai visitatori di entrare, anche se solo virtualmente, all’interno delle architetture di Fontana.
Alla Pinacoteca Giovanni Züst sono evocate anche opere di Fontana ormai perdute: per esempio, Villa Peretti-Montalto, commissionatagli privatamente da Sisto V quando ancora era cardinale, poi rasa al suolo nella seconda metà dell’Ottocento per fare spazio a quella che sarebbe stata la prima Stazione Termini di Roma. Le architetture fontaniane si possono inoltre apprezzare a Rancate grazie all’esposizione di dipinti e disegni a firma, tra gli altri, di Cesare Nebbia e Giovanni Guerra, personalità artistiche fondamentali nella traduzione delle idee di Fontana in opere eseguite grazie ai più vari mezzi espressivi. A Fontana, suo architetto prediletto, Sisto V affidò, tra gli altri, il cantiere della Scala Santa (edificata nei pressi del Palazzo del Laterano, sede papale anch’essa costruita da Fontana per volere di Sisto V). Per immaginare la complessità delle opere architettoniche di Fontana, è sufficiente fare riferimento proprio al cantiere della Scala Santa, dove, solo a livello di maestranze pittoriche, furono coinvolti fino a 30 specialisti contemporaneamente: il loro perfetto coordinamento, basato su disegni realizzati da Guerra e Nebbia, era fondamentale per il conseguimento di un risultato armonico e coerente.
L’Obelisco Vaticano
Una delle ultime sezioni della mostra ricorda l’impresa più celebre di Fontana, ovvero lo spostamento dell’Obelisco Vaticano, ancora una volta per volere di Papa Sisto V. Il pontefice ne ordinò il trasporto dal fianco della Basilica di San Pietro, dove era stato collocato, fino al centro dell’omonima piazza. Un tragitto di poche centinaia di metri che tuttavia, proporzionato al peso dell’obelisco – più di 300 tonnellate – e alle capacità ingegneristiche dell’epoca, assunse i caratteri di impresa titanica: 13 i mesi di preparazione, 900 gli uomini e 75 i cavalli impiegati per portare a compimento l’audace progetto. Durante i lavori, Fontana, come un vero direttore d’orchestra, da un palco rialzato coordinava quell’enorme forza-lavoro. Per omaggiare l’architetto melidese, in occasione dell’innalzamento dell’Obelisco Vaticano, furono emesse medaglie celebrative di cui alcuni esemplari, ad opera di Domenico Poggini, sono esposti in mostra grazie al prestito del Museo del Bargello di Firenze.
Dal 10 settembre 1586, quando sotto la supervisione di Fontana venne steso e quindi rialzato, l’Obelisco Vaticano non si è più mosso. Quasi che dal quel momento nessun architetto abbia più osato immaginare di smuovere dalla sua postazione quel monumento che con tanto sforzo ed ingegno Fontana pose al centro di una delle piazze più iconiche mai progettate dall’uomo.