Una mostra che si preannuncia come unica già a partire dall’allestimento, progettato da Norman Foster stesso e realizzato in collaborazione con Foster + Partners e la Norman Foster Foundation, oltre che per la possibilità di immergersi nella storia di uno dei più rilevanti studi di architettura contemporanei, che hanno segnato skyline e punti nevralgici fuori e dentro importanti città e che hanno condotto fondamentali riflessioni sull’urbanistica e l’architettura odierne.
Ospitata nella Galerie 1 del Centre Pompidou la mostra, che sarà aperta dal 10 maggio al 7 agosto 2023, «su una superficie di quasi 2.200 metri quadrati, ripercorrerà i diversi periodi del lavoro di Foster, evidenziando progetti fondamentali come la sede della Hong Kong and Shanghai Banking Corporation (Hong Kong, 1979-1986), il Carré d’Art (Nîmes, 1984-1993), l’aeroporto internazionale di Hong Kong (1992-1998) e l’Apple Park (Cupertino, Stati Uniti, 2009-2017)», ha anticipato l’istituzione.
Nato nel Regno Unito nel 1935 da una famiglia operaia, dopo vari impieghi Norman Foster consegue il diploma alla Scuola di Architettura e Pianificazione Urbana di Manchester e successivamente arriva a studiare alla Yale University, negli Stati Uniti. Nel 1965 fonda il suo primo studio, il Team 4, e nel 1967, assieme alla moglie, la Foster Associates, che diventerà poi la Foster + Partners con cui diventerà l’archistar che oggi conosciamo realizzando gli innovativi progetti che lo poteranno a vincere il Premio Pritzker nel 1999 (qui il nostro articolo sul vincitore di quest’anno) e a diventare uno degli architetti più influenti sulla scena contemporanea.
L’architetto, oggi presidente esecutivo di Foster + Partners e presidente della Norman Foster Foundation, ha dichiarato: «questa mostra ripercorre i temi della sostenibilità e dell’anticipazione del futuro. La nascita dello studio negli anni Sessanta ha coinciso con i primi segnali di consapevolezza della fragilità del pianeta. Erano i germogli di quello che in seguito sarebbe stato chiamato The Green Movement. Questi principi sono ormai popolari, ma più di mezzo secolo fa erano rivoluzionari e anticipavano la realtà di oggi. Nel corso dei decenni abbiamo cercato di sfidare le convenzioni, reinventare le tipologie edilizie e dimostrare un’architettura di luce e leggerezza, ispirata alla natura, che può essere gioiosa oltre che ecologica».
La mostra, a cura di Frédéric Migayrou, «esplora il lavoro dell’architetto attraverso il prisma di sette temi: Natura e urbanità; Pelle e ossa; Città verticale; Storia e tradizione; Pianificazione e luogo; Reti e mobilità e Futuro. Disegni, schizzi, modelli originali in scala e diorami, oltre a numerosi video, permetteranno ai visitatori di approfondire i 130 progetti principali. Ad accogliere i visitatori all’ingresso della mostra, una galleria di disegni che espone oggetti mai visti prima in Francia, composti da disegni, quaderni di schizzi, bozzetti e fotografie scattate dall’architetto.
In mostra anche opere di Fernand Léger, Constantin Brancusi, Umberto Boccioni e Ai Weiwei, oltre a creazioni industriali, come un aliante e diverse automobili d’epoca, che sono state spesso fonte di ispirazione per l’architetto», ha proseguito l’istituzione francese.