Fra i padiglioni nazionali alla Biennale Architettura colpisce l’operazione messa insieme da Svizzera e Venezuela nel nome del grande Carlo Scarpa
Finalmente un muro abbattuto, alla Biennale, quello fra il Padiglione Venezuela di Carlo Scarpa e quello della Svizzera. Due belle mostre non retoriche, e non era facile. Vi riconosco la “mano di Posani”, con il quale ho fatto a suo tempo nel Padiglione Venezuela due Biennali rispettivamente 2006 e 2008, due Padiglioni “bolivariani”. Io da romano so bene cosa fu il “giuramento di Roma” che Simon Bolivar fece nella Capitale nel 1805, promettendo di liberare la Grande Colombia dall’imperialismo spagnolo. E per questo abbiamo a Roma due statue che ricordano i libertadores. Giovani, probabilmente massoni quando massone non era espressione inquietante, che volevano cambiare il mondo decolonizzandolo.
Mi torna in mente Guantanamera. La canzone celebre grazie a Buena Vista Social Club. Che dice questo bolero di Versos Sencillos? In sostanza dice di una borghesia meno idiota di quella di oggi, di un’amore e una guajira guantanamera. È una canzone sull’onestà, sulla sincerità di questo eroe anticolonialista, anti schiavista ante litterm morto in battaglia da spagnolo per liberare Cuba dal giogo spagnolo. Quindi traditore della sua Patria ed EROE per tutti i cubani. Del quale sempre a Roma all’EUR abbiamo un monumento, e questo indirettamente ci racconta di una massoneria di allora, illuminista e non mafiosa. Dice che la schiavitù è uno schifo, e un pezzo della mostra è curato dalla figlia del defunto J. P. Posani. Bella.
Dov’è l’Architettura?
Belgio corretto nell’insieme, nel seguire le sperimentazioni verso una bioarchitettura. Spagna al di sotto delle ultime edizioni, anche se mostrare il ciclo del produci cibo, consuma cibo, produci immondizia, consuma immondizia, ha un suo perché. Certo resta la domanda di dove sia l’Architettura. UK no comment. Corea un videogame cinico, come una battuta, come una barzelletta, ma non fa ridere. Delusione totale. Germania ha veramente stufato con i suoi QR code. Paese del G8, che vuoi dire? Diccelo! Come la Francia, che vuoi dire? Nel lontanissimo Metaville era tutto bello, fresco e chiaro, e oggi? BHO!
Padiglione centrale semplicemente illeggibile, l’unica cosa che si percepisce è che chi lo ha allestito ci ha lavorato veramente tanto e bene. Il risultato tuttavia lascia a desiderare, nel senso che tante premesse/promesse poi, al momento della materializzazione, mostrano quasi lo smalto sul nulla.