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L’abolizione del Sublime e la nascita della Post-bellezza

William Blake, L'archetipo del Creatore (particolare) William Blake, L'archetipo del Creatore (particolare)
William Blake, L'archetipo del Creatore (particolare)
William Blake, L’archetipo del Creatore (particolare)

Continua la riflessione di Bruno Ceccobelli sul valore della bellezza in arte. Il sublime e la presenza della Patafisica

Questo mondo non è fatto per Lui, Lui non è normale, Lui è il Sublime. Da parte mia, sono sicuro che il Sublime è parte dell’umano ed è la nostra parte più sacra, originaria, intangibile, ma che, da molti secoli, è diventata per via razionale e cattolica… una merce, per di più scaduta. Il Sublime in arte è rivelabile solo con la contemplazione: una meditazione estatica che non è più compresa per le opere d’arte attuali e che, per loro difetto, diventano solo opere velocemente fruibili.

 

William Blake, L'archetipo del Creatore
William Blake, L’archetipo del Creatore

L’Arte come rappresentazione Estetica è stata formulata per primo dal filosofo tedesco Alexander Gottlieb Baumgarten nel suo scritto Aesthetica del 1750-58; Alexander nel concetto di Estetica assomma i vari sentimenti del “bello” come conoscenza sensibile… Ma da quel momento in poi, tutti gli artisti materialisti-atei nelle arti, professeranno solo una loro weltanschauung soggettiva, la “grazia” non sarà più la stessa dell’arte classica, ma una maniera privata dei tanti io, senza Dio, cioè senza il Sublime.

Ogni artista illuminista avrà così il suo gusto, il suo stile e la sua corrente… e una sua fetta di mercato. A tutto questo si può aggiungere quella esecrabile vulgata circa la “morte dell’arte” cioè meglio dire la sua “fine”; ne parlò un altro filosofo tedesco, Friedrich Hegel, nelle sue lezioni di estetica (Estetica, pubblicato postumo) del 1835. Intendendo però con morte che l’arte, con l’affermarsi dell’Epoca dei Lumi, iniziò ad assumere valori intellettuali teorici soggettivi, perdendo una sua immediatezza e soprattutto, non arrivando ad essere più una verità assoluta, come era ancora nella filosofia. Vale a dire che l’arte perdette la sua Bellezza spontanea.

 

John Constable, Tempesta apocalittica
John Constable, Tempesta apocalittica

Ora l’arte, a partire dall’Ottocento fino a quella attuale, per la gran parte tutta si razionalizza in movimenti e avanguardie ed è piena di riflessioni concettuali filosofiche, politiche, linguistiche e antropologiche, perdendo così il precedente stato tradizionale di valori simbolici cultuali. L’arte non è più bella, ma interessante, perché non è più autonoma nel suo “fare” artistico e non potrà avere il primato sulla filosofia e sulla scienza o sulla tecnica… anzi ne sarà succube. Il sociologo e filosofo francese Jean Baudrillard con un suo libro del 1981, paventa anche l’idea della sparizione dell’Arte: nella società post-moderna non ci sono più valenze estetiche o significanti. Quindi l’arte abdica alla sua astratta libertà d’azione… ai poteri dei saperi raziocinanti e tecnologici, con la sua creatività non lo spacca, ma spicca, il mercato.

Precisamente Baudrillard afferma che più il mercato dell’arte celebra i valori commerciali di un’opera, e più l’arte si consuma e non assume valori utili o quei misteri propri della bellezza ancestrale. Quindi oggi, dopo la “stesa”* del Sublime, abbiamo valori culturali simulati e simulacri feticistici, funzionali solo ad un assurdo meta universo che ci logora. Baudrillard ci suggerisce ancora l’avvenuta implosione della democrazia finanziaria che ha scatenato una liberazione orgiastica liberticida, con delle proprie inconsce ambigue pulsioni: dal politically correct, alla cancel culture, dalla scelta caotica del genere sessuale, alla industrializzazione green e alla mercificazione artistica. Tutte rivoluzioni involutive volute dal capitale psichedelico, per implementare il caos e l’ignoranza, per favorire così la conseguente nota moltiplicazione “dei pesci in barile”. Baudrillard poi si domanda: che facciamo dopo l’Orgia?

 

Arcimboldo, Bibliotecario e Nature morte non morte Acqua
Arcimboldo, Bibliotecario e Nature morte non morte Acqua

Per poi divinare: “…in quest’arte non c’è più nulla da vedere o qualcosa in cui specchiarsi”. Un’arte, quella del nuovo Millennio, da capovolgere, da dimenticare; dimentichiamoci quest’arte dove non c’è più… un gesto di cuore, bellezza, grazia, immortalità. Baudrillard era un Satrapo** del Collège de Pataphysique a Parigi, come lo era, a Milano, il suo amico pittore, l’Immaginifico Enrico Baj. Anch’io sono iscritto al Collegium Pataphysicum Italicum dal 2008 come “Sua Sommità B.C. Reggente della Cattedra di Ierofantologia con Corsi Complementari di Minimismo Comportamentale Esoterico Essoterico e Nomanzia”… Con Enrico Baj, il cui motto era “Imago ergo sum”, ebbi una bella amicizia, iniziata nella metà degli anni Ottanta; abbiamo condiviso molte idee e lavorato insieme in varie gallerie. Dalla Galleria Marconi di Milano, alla Galleria Giorgio Guastalla di Livorno e alla Galleria Menhir di La Spezia.

 

Baj & Company, Gallerie Sapone, Nizza, 1995
Baj & Company, Gallerie Sapone, Nizza, 1995

Ma la mostra che cimentò di più la nostra solidarietà artistica a quattro mani fu nel 1994 con opere di vari artisti dal titolo “Baj e Compagni”; i quadri girarono da Nizza alla Galleria Sapone, all’Italia nel Golfo dei Poeti al Comune di Lerici. Il prossimo anno sarà il centenario dalla nascita del Patapittore Enrico Baj (1924 Milano, 2003 Vergiate); a Milano si preparano delle esposizioni in suo onore a Palazzo Reale e alla biblioteca Nazionale Braidense. Si deve anche ad un mio concittadino Tuderte (di Todi) Luca Gracis che ha una galleria a Milano, un festeggiamento in anticipo, già quest’anno farà un’inaugurazione ad Ottobre, una mostra visionaria del nostro imperituro Imperatore Patafisico.

Altri artisti e letterati patafisici sono per esempio: il dadaista Marcel Duchamp che pronunciò una frase tipica del pensiero dei Decervellati***: “Non ci sono soluzioni perché non ci sono problemi!”. E poi abbiamo Max Ernst, Picabia, Man Ray, Ugo Nespolo, Mario Persico, Gretel Fehr, Umberto Eco, Dario Fo, Fernando Arrabal, Raymond Queneau, André Pieyre de Mandiargues, Edoardo Sanguineti, Vincenzo Accame, Brunella Eruli…

 

Da sinistra, Bruno Ceccobelli, Enrico Baj, Dario Fo, Silvia Pegoraro, Rimini, 1999
Da sinistra, Bruno Ceccobelli, Enrico Baj, Dario Fo, Silvia Pegoraro, Rimini, 1999

In una lettera del 1905 ad Émile Bernard il grande maestro Paul Cézanne apoditticamente apostrofò :”Io vi devo la verità in pittura e ve la dirò!”; Enrico Baj nel manifesto dell’arte Nucleare del 1957, contro lo stile in arte scrisse: “…nella commedia dell’arte, bisogna scegliere… tappezzieri o pittori”. Allora, adesso vi inizio al mio concetto metafisico di AR (Arte Regale); essa è presente in un ogni opera artistica che vibri e ci trasformi, che viva e lavori per noi; un’opera che ci dona qualcosa ci fa “guadagnare” senza doverla comprarla.

AR ci da’ il Sublime, una Bellezza ingegnosa, misteriosa, enigmatica, intuitiva, che non ci parla di ricordi o di prospettive future, niente pensieri razionali, ma di fronte ad essa noi, proveremo un turbamento che ci fa esistere nel flusso essenziale e improvvisamente sperimenteremo quello stato del “colmo calmo”. AR non richiede atti di fede, ne’ di volontà, la percepiremo naturalmente; un’arte che si può chiamare: Spirituale, Simbolica, Astratta, Metafisica o Patafisica.

 

'La regina di Saba'', Enrico Baj e Bruno Ceccobelli 1994
‘La regina di Saba”, Enrico Baj e Bruno Ceccobelli 1994

Da questo si evince che non mi sento un artista contemporaneo, ma piuttosto un artista “preistorico” archetipale: d’animo neoplatonico, di cuore romantico, di testa idealista, alla mattina mi vesto del mio paesaggio e vado a vuoto, cercando di dimenticare me stesso, alla maniera dei taoisti.

*Stesa: termine campano usato per identificare il predominio criminale di una banda camorristica in un quartiere.
**Strapo: massima onorificenza assegnata ai reggenti dei Collegi Patafisici sparsi nel mondo; la Patafisica è un termine coniato dal commediografo francese Alfred Jarry 1873-1907: “scienza delle soluzioni immaginarie”.
***Decervellato: deriva da “Decervellaggio”, oltre ad essere un mese nel calendario patafisico è anche un’azione di satira.

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