Quando è arrivato a Brescia, due anni fa, per fare il sopralluogo nella stazione metropolitana Bresciadue, sede che avrebbe ospitato la sua installazione permanente Brixiadue, Andreas Angelidakis – artista greco, 1968 – non ha avuto dubbi: quattro colonne ioniche avrebbero “sostituito” i neri contrafforti che sorreggono la galleria e accompagnano lo sguardo dei passeggeri in salita e in discesa, dai binari alla superficie, ispirandosi anche alle colonne del Capitolium, le cui parti ricostruite furono realizzate in mattoni per distinguerle dal marmo delle parti originarie.
Un progetto “nato in due minuti”, come ha ricordato durante la presentazione il curatore, Luca Lo Pinto, che con Angelidakis aveva già lavorato alla prima mostra del MACRO, “Editoriale”, parlando del progetto generale SUBBRIXIA come di una sorta di esposizione in progress.
E di fatto il progetto – nato nel 2015 da una intuizione di Massimo Minini e iniziato da Fondazione Brescia Musei, le cui prime edizioni hanno visto gli interventi permanenti di Marcello Maloberti, Patrick Tuttofuoco e le installazioni temporanee di Rä di Martino, Francesco Fonassi e Elisabetta Benassi – si era già arricchito nel 2022 dell’opera di Nathalie Du Pasquier, che alla stazione Vittoria ha creato una “scultura espansa” utilizzando pattern cromatici di piastrelle.
Oggi il testimone per lo sviluppo di SUBBRIXIA è stato raccolto da UBI Fondazione CAB, con il sostegno di Intesa SanPaolo, alla cui realizzazione hanno lavorato il Gruppo Brescia Mobilità e Comune di Brescia: quel che si prevede per il futuro è di riempire di arte le 17 stazioni della metropolitana – con il coordinamento curatoriale di NERO – secondo una tempistica che, però, dipenderà molto dal genere degli interventi.
Già, perché le colonne greche di Angelidakis, memoria archeologica laddove regnano la tecnologia contemporanea e i passi affrettati della vita quotidiana, ha dato un gran daffare alle maestranze, ai tecnici e agli addetti ai lavori della metropolitana, nell’allestimento di queste strutture il cui interno ha rivestito di lana di roccia il supporto dei contrafforti, e la cui superficie ritraggono capitelli & co. stampati su PVC.
Con una formazione come architetto, Angelidakis ha smesso di lavorare ad edifici “fisici” nei primi anni 2000, iniziando a creare “esperienze virtuali” per gli spazi architettonici. Da lì è nata la poetica delle Soft Ruins, in cui copie al limite del fumettistico di elementi classici e archeologici, veri e propri capisaldi della cultura greca, vengono realizzate con blocchi di gommapiuma e stampe, “situandosi in uno strano limbo tra lo spazio digitale e analogico”.
Il risultato, ovviamente, è quello di uno sfasamento percettivo: nei vuoti vertiginosi della stazione le morbide colonne aprono lo spazio di un “museo immaginario” – come ha specificato Lo Pinto, creando un filone ideale con il programma del “suo” MACRO dell’immaginazione preventiva.
E così, dopo due anni, riparte la corsa di SUBBRIXIA che – promettono la sindaca della città e il suo vice, Laura Castelletti e Federico Manzoni, e il Presidente di Metro Brescia, Flavio Pasotti, proseguirà toccando tutti gli snodi sotterranei che si connettono con la città in superficie, lungo un paesaggio che si estende per 14 chilometri. Buon viaggio!