Amami Ancora è il titolo della prima personale in una istituzione pubblica di Alice Ronchi (Ponte dell’Olio, PC, 1989), a MAC | Museo di Arte Contemporanea di Lissone (MB), dal 18 febbraio al 19 maggio 2024.
“Amami Ancora – racconta Alice Ronchi riguardo la mostra – è un progetto le cui radici risiedono nel mio cuore da molto, ancora non sapevo quali forme avrebbe assunto, ma per anni l’ho nutrito con un’attenta ricerca rivolta agli artisti della prima metà del ‘900 italiano; dedicandomi per lo più alle opere su cui lo sguardo dello spettatore sembrava non posarsi da tempo. Un percorso intimo di dialogo con la storia, una ricerca ancora in divenire che ha trovato la sua prima espressione nella mostra al MAC di Lissone”.
Non solo forma, ma anche ispirazione e studio. Per prepararsi all’esposizione, infatti, Ronchi ha studiato e approfondito le opere della collezione del museo, riportandole infine a una rinnovata centralità e un’opportunità di ricongiungimento emotivo con lo spettatore. Tra questi i lavori di Claude Bellegarde, Cheval-Bertrand, Peter Brüning, Giorgio De Chirico, Piero Dorazio, Gino Meloni, Achille Perilli, Mario Schifano, Eugenio Tomiolo e altri. A loro, oggi in mostra, si affianca un nuovo intervento dell’artista, insieme a mportanti lavori storici, ad altri inediti e ad alcuni rimasti per anni nel suo studio.
“L’intervento principale – aggiunge Ronchi -, chiave di lettura dell’intero progetto, non risiede unicamente nella selezione delle opere bensì nel mio desiderio di portarle con me lungo tutti i piani del museo, di trasferirle dai depositi e dal piano interrato, dove attualmente la collezione del premio è esposta e di condividere quel luogo alla pari attivando un nuovo ed inedito dialogo onorando la sua storia. Ringrazio Stefano Raimondi per aver accolto con entusiasmo la mia proposta e per averla resa possibile”.
Al neodirettore Stefano Raimondi si deve infatti il progetto Prime, che inaugura con questa mostra e con cui il MAC si pone come centro di ricerca e di sperimentazione per dare voce ad artisti contemporanei che, con le loro opere, dialogheranno con quelle presenti nella collezione permanente.
L’allestimento di questo primo appuntamento, che occupa tutti i quattro piani dell’edificio, prende avvio dal piano interrato, dove i lavori di artisti quali Peter Brüning e Piero Ruggeri, caratterizzati da pennellate nervose e da colorazioni cupe, per lo più nere, esprimono un chiaro turbamento; salendo, i toni si alleggeriscono, le opere, pur portando con sé l’esperienza del dolore, lasciano trasparire l’espressione della fragilità dell’animo seguita dalla purezza e del desiderio di gioia.
Fondamentale in questo percorso di ascesa è il ruolo svolto dalla luce, che da sempre è parte integrante, insieme al colore e alla materia, della cifra espressiva di Alice Ronchi. A tal proposito, la decisione di liberare dalle pellicole oscuranti le vetrate che avvolgono il MAC, offre al visitatore la possibilità di essere avvolto dalla luce e di ammirare da una prospettiva insolita le opere esposte.
“Il primo segno evidente e fondamentale di rilancio del museo – dichiara Stefano Raimondi – è architettonico ed è visibile prima ancora di entrare nel museo, attraverso il grande lavoro svolto dall’amministrazione comunale per riportare il MAC a essere quell’incredibile “museo di luce” per cui era stato progettato. Le enormi vetrate, che permettono un dialogo tra l’interno del museo e la piazza circostante sono state ripristinate, così come sono stati riaperti i numerosi punti di luce naturale occlusi nel tempo; si potrà finalmente godere della visione delle opere d’arte in un contesto unico in Italia nel suo genere”.