La Biennale Architettura 2025 si intitolerà Intelligens Naturale. Artificiale. Collettiva. Curata da Carlo Ratti, è in programma dal 10 maggio al 23 novembre 2025 (pre-apertura 8 e 9 maggio) all’Arsenale e ai Giardini della Biennale, a Venezia.
Mentre il cielo butta giù secchiate di acqua, quasi fosse pieno novembre, e la laguna eccezionalmente alza le sue acque per ricordarci che la città vive una situazione paesaggistica, per usare i termini dell’architettura, precaria, fragile e soprattutto poco sostenibile a causa del forte turismo degli ultimi anni, ci troviamo a Ca’ Giustinian, quartier generale della Fondazione La Biennale di Venezia, in mezzo a una bolgia di addetti ai lavori, pronti ad ascoltare le parole di Carlo Ratti, il nuovo Direttore del settore Architettura, e a immaginare la sua prossima Biennale di Architettura.
Il presidente Pietrangelo Buttafuoco, dopo l’insediamento, sembra già a suo agio nella casa della Biennale. Dopo i convenevoli di rito e un inizio di conferenza con un discorso, e in particolare una frase meravigliosa, “Lo spazio non è un dove, ma un come“, lascia la parola al professor Ratti.
Il nuovo direttore della sezione architettura non è solo un architetto, ma anche un ingegnere, una combinazione non sempre comune in questo campo, come molti sanno (spesso si tratta solo di ingegneri o solo di architetti). Il Professor Carlo Ratti è anche docente al Massachusetts Institute of Technology (MIT) e al Politecnico di Milano. Tra i suoi meriti accademici e professionali, risulta essere uno dei dieci studiosi più citati a livello internazionale nel campo della pianificazione urbana e ha curato numerosi progetti in esposizioni internazionali a tema e progetti ad hoc in tutto il mondo, il che lo rende sicuramente una figura di spicco nel campo.
“Come architetti, ci piace pensare di essere ‘smart’, ma la vera intelligenza è ovunque: dall’ingegno disincarnato dell’evoluzione naturale, alla crescente potenza di calcolo dei nostri computer, fino a una diffusa saggezza collettiva. Per affrontare un mondo in fiamme, l’architettura deve riuscire a sfruttare tutta l’intelligenza che ci circonda“, ha detto qualche mese fa quando è stato nominato nuovo direttore della sezione architettura e in un certo qual modo ci accoglie con parole molto simili, il che ci fa immaginare una Biennale di Architettura del tutto “nuova” rispetto a quanto questa kermesse ci ha abituati.
Oggi ha voluto precisare una serie di cose interessanti. “I titoli delle Mostre Internazionali di Architettura sono solitamente annunciati sia in inglese che in italiano. Nel 2025, il titolo sarà invece condensato in un’unica parola per entrambe le lingue, invocando la comune origine latina: Intelligens. Da intelligens deriva il moderno ‘intelligenza’; questa scelta tuttavia indica anche un’espansione delle associazioni di significato. Tradotta a parte, la sillaba finale, ‘gens’, significa ‘gente, persone’: da qui emerge un’immaginaria radice alternativa, che suggerisce un futuro dell’intelligenza più multiplo e inclusivo, che sfugga ai limiti eccessivi dell’odierna focalizzazione sull’I.A.“
Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva. Questo è ufficialmente il titolo della diciannovesima Biennale di Architettura a cura di Carlo Ratti.
E qui entriamo nel processo curatoriale del Professore, che ha deciso di utilizzare una metodologia precisa per realizzare la sua edizione, basata su quattro pilastri: transdisciplinarità, dove vedremo progetti architettonici che promuovono collaborazioni tra diversi professionisti; laboratorio vivente, che, a causa del restauro del padiglione centrale e dei giardini, vedrà all’esterno diversi progetti speciali che convergono forme di intelligenza molteplici; raccolta di idee, che avrà un approccio collaborativo coinvolgendo anche il sito della Biennale per ricevere e raccogliere idee, voci e suggerimenti; protocolli di circolarità, un manifesto della circolarità dove precise linee guida delineeranno nuovi standard per future manifestazioni culturali.
La 19ª Mostra Internazionale di Architettura sarà quindi dedicata all’ambiente costruito e alle numerose discipline che gli danno forma. L’architettura è al centro di esse, afferma Ratti, ma non da sola: fa parte di una compagine estesa che deve integrare arte, ingegneria, biologia, scienza dei dati, scienze sociali e politiche, scienze planetarie e altre discipline, collegando ciascuna di esse alla materialità dello spazio urbano.
L’ambiente costruito è uno dei maggiori responsabili delle emissioni atmosferiche. In questo senso, all’architettura si può imputare gran parte del degrado ambientale del nostro pianeta. Di fronte all’accelerazione della crisi climatica, dobbiamo rassegnarci a questo ruolo, o siamo ancora in grado di offrire soluzioni, sostanziali e non cosmetiche, efficaci e rapide da realizzare?
La Mostra proverà a tracciare nuove rotte per il futuro, suggerendo un ventaglio di soluzioni ai problemi più pressanti del presente. Metterà insieme una raccolta di proposte progettuali sperimentali, ispirate da una definizione di “intelligenza” quale capacità di adattarsi all’ambiente a partire da un bagaglio di risorse, conoscenze o potere limitati.
Oggetti, edifici e piani urbani saranno disposti lungo l’asse di un’intelligenza multipla e diffusa – naturale, artificiale, collettiva. Alcune idee saranno destinate a fallire. Ma altre potranno indicarci percorsi promettenti.
La Mostra immagina gli architetti come “agenti mutageni“, capaci di innescare processi evolutivi e dirigerli in nuove direzioni. Imparando da molteplici discipline scientifiche e avanzando per prova ed errore, questa mostra punta ad accelerare la trasformazione del presente, alla ricerca di futuri migliori.