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Il minimo comune multiplo dell’arte e dell’industria: Andrea Mastrovito alla Marca Corona

Andrea Mastrovito, A brief history of our century according to the stuff on my desk, 2019, matita libri e righelli su tavola, 148 x 118 cm, Courtesy l’artista
Andrea Mastrovito, Minimo Comune multiplo, 2024, frottage su carta, dettaglio. Courtesy Marca Corona per l’Arte
Nel panorama della contemporaneità artistica, dove il dialogo tra arte e impresa assume forme sempre più complesse e sfaccettate, la mostra “MCM – Minimo Comune Multiplo” di Andrea Mastrovito, curata da Ilaria Bernardi e ospitata presso il quartier generale di Marca Corona a Sassuolo, emerge come un laboratorio di significati, un esperimento sulla molteplicità e sull’unicità, che offre una riflessione profonda sulle dinamiche che legano la cultura al sistema produttivo.

Mastrovito, artista di cui già conosciamo la propensione per l’interazione tra opera e contesto, viene invitato a partecipare alla terza edizione di “Marca Corona per l’Arte”. Quest’iniziativa è un esempio emblematico di come un’azienda storica, la più antica nel distretto ceramico di Sassuolo, scelga di aprirsi all’arte non come semplice ornamento estetico, ma come strumento di riflessione e dialogo critico. Qui, l’impresa non è più solo luogo di produzione materiale ma si trasforma in spazio concettuale, in cui l’arte diventa un vettore di narrazioni e di memorie.
Il titolo della mostra, “MCM – Minimo Comune Multiplo”, evoca un concetto matematico che, per sua natura, implica un processo di riduzione e moltiplicazione. Da un lato, il minimo comune multiplo rappresenta l’elemento unificatore di una molteplicità di numeri; dall’altro, questo concetto diviene metafora del dialogo che Mastrovito instaura tra la molteplicità degli elementi e l’identità singolare dell’azienda Marca Corona. La mostra diventa così un esercizio sulla convergenza tra unità e molteplicità, tra l’identità individuale dell’opera e la pluralità delle sue interpretazioni e applicazioni.
Al cuore della mostra vi è l’opera omonima, “Minimo Comune Multiplo”, un mosaico monumentale che riproduce una delle più antiche fotografie dei dipendenti di Marca Corona. Qui, Mastrovito utilizza la tecnica del frottage — antica pratica artistica che consiste nel trasferire su carta, mediante sfregamento, le texture di una superficie sottostante. Tale tecnica, per sua natura analogica e tattile, si presta a una riflessione sulla manualità e sulla memoria, evocando le tracce di un passato industriale che si fa presente. Il mosaico, costruito attraverso centinaia di moduli di carta con le dimensioni standard della piastrella, non solo rende omaggio alla tradizione produttiva dell’azienda, ma integra anche i contributi dei dipendenti stessi, invitati dall’artista a realizzare propri frottage durante un workshop. In questo modo, l’opera diviene una sorta di palinsesto collettivo, in cui le storie individuali e le memorie affettive si sovrappongono e si mescolano.

Andrea Mastrovito, The Art of War, 2024, matita acrilico e incisione laser su legno, Courtesy Wilde Gallery

Ciò che colpisce, tuttavia, non è solo la capacità di Mastrovito di manipolare il medium e le tecniche, ma anche il suo interesse per il dialogo e la collaborazione. L’artista non si limita a creare un’opera “sull’azienda”, ma costruisce un processo partecipativo che coinvolge i lavoratori stessi, elevandoli da meri soggetti passivi della rappresentazione a co-autori dell’opera. La scelta di includere oggetti di uso quotidiano e simboli affettivi, raccolti dai dipendenti di Marca Corona, è una scelta politica, in quanto restituisce all’opera una dimensione corale, collettiva, in cui il gesto artistico si frammenta e si moltiplica. È qui che emerge la dimensione più interessante di “MCm – Minimo Comune Multiplo”: un’opera che è allo stesso tempo molteplice e unitaria, privata e collettiva, memoria e attualità.
A completamento del percorso espositivo, l’artista presenta una selezione di opere realizzate tra il 2009 e il 2024, che esplorano ulteriormente il concetto di moltiplicazione, tema centrale nella sua ricerca. Queste opere spaziano dall’uso innovativo del disegno alla sperimentazione con materiali e tecniche diverse, tutte tese a interrogare la relazione tra l’individuo e la comunità, tra l’opera e il suo pubblico. Si tratta di un discorso che ricorda le antiche pratiche dei mestieri, dove l’opera d’arte non è solo un oggetto da ammirare, ma un processo di continuo dialogo e reinterpretazione.
Il viaggio di “MCM – Minimo Comune Multiplo” non termina a Sassuolo. La mostra si sposterà a Bologna, dal 7 al 9 febbraio 2025, nell’ambito di ART CITY, la settimana dell’arte che accompagna Arte Fiera. In questa cornice, il Teatro San Leonardo non solo ospiterà la mostra, ma diventerà anche teatro di un convegno che vedrà la partecipazione di architetti e progettisti, culminando con la premiazione del vincitore dell’edizione 2024. Questo momento di riflessione collettiva rappresenta un ulteriore strato di significato nell’iniziativa di Marca Corona: l’arte come luogo di incontro, di discussione e di progettazione del futuro.

Andrea Mastrovito, A brief history of our century according to the stuff on my desk, 2019, matita libri e righelli su tavola, 148 x 118 cm, Courtesy l’artista

“MCM – Minimo Comune Multiplo” di Andrea Mastrovito si presenta, dunque, come una meditazione sull’essenza stessa dell’arte e della sua capacità di dialogare con altri contesti. Se la matematica cerca il minimo comune multiplo come base per la coesistenza ordinata di numeri diversi, così l’arte di Mastrovito cerca un punto di incontro tra storia e modernità, tra produzione e creatività, tra impresa e individuo. In questo processo, l’arte diventa un linguaggio che non solo comunica, ma interroga e ridefinisce i confini stessi del possibile.
Ed è proprio in questo scarto tra l’uno e il molteplice, tra l’identità e la molteplicità delle voci, che Mastrovito, come un moderno alchimista, trasforma la ceramica in narrazione e la storia in futuro. In fondo, il vero minimo comune multiplo che emerge da questa operazione non è un numero né un semplice concetto matematico, ma l’essenza dell’umanità stessa: sempre molteplice, mai riducibile a un’unica definizione.

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