Paolo Levi si cimenta in un’operazione inedita e curiosa: con una sequenza di versi che sfiorano la prosa, conferisce voce agli animali presenti nei capolavori museali. L’autore diventa spirito narrante delle vicissitudini di questi inediti protagonisti, svelando retroscena e segreti non sempre di dominio dei conoscitori d’arte. Attraverso questo percorso narrativo, Levi invita il Lettore e la Lettrice a riflettere non solo sulle opere e i loro autori, ma anche sul ruolo simbolico che gli animali hanno avuto nell’arte.
Scene di raccolta del miele nelle pitture rupestri di Cueva de la Arana, Spagna 5000 a.C.
Su scala, nel settemila prima di Cristo,
rubando miele alle api tutte intorno,
ai posteri è prova
di antenati golosi e ladri.
Ape Regina sono,
e spagnola rupestre,
l’Homo sapiens lavora
per sbarcare il lunario.
Bestia a due zampe, solo cacciagione.
Noi api siam donne col pungiglione.
Banksy,
DJ MONKEY, 2003,
Graffiti, Birmingham, Regno Unito
Ludica scimmia, a caccia di decoro, appiccicata al muro
dell’Arte di Strada
mi sono trovata e persa
nell’affresco caricatura, di caratura internazionale,
frutto della mano, più che della mente, dell’invisibile Banksy,
come normalmente detto tra gli amanti d’arte.
Non ha forse la scimmia membra mani occhi?
Meglio diletto di giullare
che identità da celare.
Pier Lastman,
JONAH AND THE WHALE, 1621
Museum Kunstpalast, Düsseldorf
Sono una balena laica
di origine ebraica
barocca ma non sciocca.
Tanto è vero che
ho sputato fuori Giona
profeta minore
in fuga dal Nome.
Naufragato protetto
dal mio ventre, vi soggiornò tre notti.
Raggiunse Ninive da distruggere tutta.
Sì, Dio errava: Giona trovò brava gente.
Alexander Koester,
ANATRE SU UNO STAGNO, 1890
Nel nostro medagliere di emblemi
siamo simboli
di equilibri terreni
tra acqua, terra e l’immortalità.
Volatili di suoni vocali originali
evocati a livello internazionale,
soffocate,
divorate con amore
con l’obiettivo di resurrezione.