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Danzare a ritmo di storia e arte. A Reggio Emilia prende vita SANTA, performance multidisciplinare con le opere di Maurizio Cattelan

Santa. Photo Luca Del Pia Santa. Photo Luca Del Pia
La locandina di SANTA
La locandina di SANTA

Per racchiudere in un singolo concetto l’essenza di SANTA – performance itinerante e site-specific che combina insieme movimento, musica, storia e arte visiva, dando vita a un racconto sensoriale e immersivo – bisogna forse ricorrere a “piano sequenza”, espressione che descrive il momento in cui un’intera sequenza cinematografica corrisponde a un’unica ripresa, senza ricorrere ad alcuno stacco di montaggio.

È questa la sensazione che, nel contesto di Reggiane Parco Innovazione – progetto di rigenerazione urbana nato dalle ceneri delle Officine Meccaniche Reggiane, vastissimo complesso industriale che nel corso del XX secolo ha segnato profondamente la storia di Reggio Emilia –, si prova assistendo alla produzione multidisciplinare ideata da Gigi Cristoforetti, coprodotta dal Centro Coreografico Nazionale/Aterballetto e Compagnia Sanpapiè, con la curatela di Nicolas Ballario, le azioni coreografiche di Lara Guidetti, i costumi (e le splendide maschere zoomorfe) di Maria Barbara De Marco e alcune opere di Maurizio Cattelan.

Santa. Photo Luca
Santa. Photo Luca Del Pia

SANTA rappresenta la prima tappa del nuovo format Danze dell’Utopia, che ha l’obiettivo di attraversare luoghi iconici e insoliti con performance capaci di coinvolgere nuovi pubblici e moltiplicare i linguaggi dell’arte. Proprio la sperimentazione, intesa come ricerca volta a battere nuove strade comunicative, mescolando pratiche appartenenti a mondi diversi – come danza, musica, tradizione orale e arte contemporanea –, sembra essere la parola chiave per comprendere la natura di questo progetto. Ballario, che collabora con CCN/Aterballetto dal 2020, per l’occasione ha scritto i testi che, mescolati a coinvolgenti brani di musica elettronica, il pubblico può ascoltare in cuffia mentre passeggia tra le architetture ex industriali di Reggiane Parco Innovazione, osservando nel contempo quattro ballerini muoversi senza alcuni limite di tempo o spazio: “SANTA è un titolo che accende domande, più che offrire risposte. È un invito a guardare, sentire e pensare senza ridurre o etichettare. Un atto che apre lo sguardo, in opposizione a ogni chiusura”, precisa a riguardo il giornalista, conduttore radiofonico e televisivo esperto d’arte.

Santa. Photo Luca Del Pia
Santa. Photo Luca Del Pia

Oltre a ridefinire i confini di cosa possa essere considerato arte contemporanea e ad annullare i confini che solitamente separano discipline diverse tra loro, SANTA ha il merito di porre l’accento sul contesto storico-geografico in cui la performance stessa si sviluppa. Nel loro percorso, gli spettatori ascoltano la storia delle Officine Meccaniche Reggiane, che copre l’intero XX secolo e che si lega strettamente a quella di Reggio Emilia: nelle fasi di massimo splendore – che coincisero in buona parte con i due conflitti mondiali, durante i quali le Officine produssero munizioni e aeroplani da guerra – la fabbrica arrivò ad impiegare 12.000 persone, in un periodo storico in cui Reggio contava poco più di 60.000 abitanti. Tra gli altri, vengono anche ricordati alcuni dei momenti più bui di questo luogo, come l’Eccidio delle Reggiane, che nel luglio del 1943 vide 9 operai uccisi durante la repressione delle proteste organizzate contro la guerra, o come i bombardamenti che rasero al suolo gli stabilimenti nel gennaio del 1944.

Santa. Photo Luca Del Pia
Santa. Photo Luca Del Pia

La potente esperienza sensoriale evocata da SANTA culmina nell’incontro con tre opere di Maurizio Cattelan, poste in stretto dialogo con i luoghi in cui sono inserite: da Homeless (2025) – cumulo di stracci che, prendendo la forma di un vagabondo rannicchiato contro una parete, richiama i momenti in cui, a seguito della chiusura del complesso nel 2008, l’area divenne per alcuni tempi dimora per i senzatetto – a L.O.V.E (2010) – modello alto tre metri della celebre scultura posta in Piazza Affari a Milano, che a Reggio Emilia fa il suo scenico ingresso a bordo di una Apecar, riportando l’atmosfera della performance, fin lì carica di lirismo, a dei toni caustici e graffianti –, fino a Untitled (2001), opera presentata per la prima volta al Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam nel 2002.

Santa. Photo Luca Del Pia
L.O.V.E (2010), Maurizio Cattelan

Quest’ultima, ricontestualizzata a Reggio dentro un capannone dismesso, rappresenta Cattelan in versione miniaturizzata mentre da un buco nel terreno sembra sbirciare il mondo esterno, quasi che negli anni avesse scavato un tunnel che, dai Paesi Bassi, passando per gli altri luoghi dove l’opera è stata esposta – Parigi e New York –, lo avesse condotto fino in Emilia Romagna per omaggiare oggi SANTA, ambizioso esperimento artistico che mette in relazione la fisicità dei corpi – in particolare quella dei ballerini, protagonisti di un’incessante danza dai risvolti poetici e al tempo stesso drammatici – alla storia dei luoghi attraversati dalla performance, dando vita a un racconto epico che si rifà al passato per immaginare il futuro.

Santa. Photo Luca Del Pia
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