
Due giovani voci dell’arte contemporanea conquistano il prestigioso Baloise Art Prize, il riconoscimento da 36.800 dollari assegnato ogni anno a due protagonisti della sezione Statements di Art Basel. A portare a casa il premio 2025 sono Rhea Dillon e Joyce Joumaa, artiste che – ciascuna con il proprio linguaggio – riflettono sulle sfide del presente tra identità, memoria e crisi geopolitiche.
Rhea Dillon, rappresentata dalla galleria londinese Soft Opening, ha incantato il pubblico con le sue suggestive sculture realizzate in materiali non convenzionali come sapone e melassa. La serie “Leaning Figures” è un viaggio tattile e poetico nelle esperienze postcoloniali nere, raccontate attraverso oggetti, simboli e frammenti di linguaggio quotidiano. Sono “ritratti viscerali di una memoria collettiva che non vuole essere dimenticata”.
Dall’altra parte dell’Atlantico, Joyce Joumaa – già nota per la sua partecipazione alla Biennale di Venezia – espone con la Eli Kerr Gallery di Montreal. La sua installazione Periodic Sights si muove tra Tripoli e Beirut, città alle quali l’artista è profondamente legata, per riflettere sulla precarietà energetica e politica del Libano. Fotografie cariche di tensione silenziosa ci restituiscono uno sguardo intimo e insieme universale.
Il Baloise Art Prize, che in passato ha premiato nomi oggi affermati come Tino Sehgal, Simon Denny, Tourmaline e Haegue Yang, si conferma ancora una volta una vetrina per i talenti destinati a segnare il futuro dell’arte.
A decretare i vincitori è stata una giuria d’eccezione composta da Karola Kraus (mumok, Vienna), Bettina Steinbrügge (MUDAM, Lussemburgo), Susanne Pfeffer (MMK, Francoforte), Susanne Titz (Museum Abteiberg, Mönchengladbach) e Uli Sigg, collezionista di fama internazionale.
Art Basel continua così a essere il crocevia dove il presente e il futuro dell’arte globale si incontrano – e spesso si scontrano – in un dialogo urgente, necessario e sorprendente.














