
Mentre la laguna si agita non solo per l’alta marea ma anche per le polemiche sul suo sfarzoso matrimonio veneziano, Jeff Bezos cerca di riportare l’attenzione sull’emergenza ambientale. Il patron di Amazon ha appena donato 3 milioni di euro a tre istituzioni impegnate nella tutela della città e del suo delicato ecosistema. Una mossa tanto generosa quanto strategica, arrivata proprio nei giorni in cui i riflettori sono puntati su Venezia per le sue nozze con Lauren Sánchez.
A rivelare la notizia è stata l’agenzia Ansa: i fondi andranno a Corila (Consorzio per la Ricerca Lagunare), alla Venice International University (VIU) e all’ufficio Unesco di Venezia. Tre enti fondamentali per la ricerca scientifica e la protezione ambientale. Ma resta da vedere se e come collaboreranno davvero su un tema cruciale, non solo per Venezia, ma per tutto il pianeta.
Dietro la facciata della generosità, però, la città ribolle. Da settimane, comitati e cittadini protestano: “Venezia non è un palcoscenico per milionari”, gridano. Striscioni con il nome “Bezos” sbarrato sono comparsi sul campanile di San Marco e sull’isola di San Giorgio. Alcuni attivisti minacciano azioni dimostrative durante il matrimonio, persino riempiendo i canali di coccodrilli gonfiabili. Il messaggio è chiaro: Venezia si sente sfruttata come scenario da cartolina, mentre i suoi problemi reali — spopolamento, turismo di massa, fragilità climatica — vengono ignorati.
Greenpeace, insieme al collettivo “Everyone Hates Elon”, ha coperto il pavimento di Piazza San Marco con una provocatoria immagine di Bezos che ride, accompagnata dalla scritta: “Se puoi affittare Venezia per il tuo matrimonio, puoi anche pagare più tasse.”
Ma tra clamore e contestazioni, resta il nodo centrale: cosa succederà ora? I fondi ci sono. Le istituzioni anche. Ma manca una visione comune e una strategia concreta.
La città è piena di ricerche, con eccellenze come l’IUAV e il CNR, che producono dati e organizzano conferenze. Eventi come la Venice Climate Week o l’Ocean Literacy World Conference, sponsorizzati da realtà come Prada e sostenuti dal Comune, dimostrano vitalità e interesse.
La Venice Sustainability Foundation, con l’appoggio del governo e di grandi aziende, ha lanciato il progetto “Venezia Intelligente: la città più antica del futuro”. Un’idea ambiziosa, realizzata anche in collaborazione con Corila e le università. Eppure, tutto questo fermento scientifico e culturale non sembra tradursi in azioni concrete per la città.
Francesco Musco, presidente di Corila, avverte: “Le persone dimenticano in fretta. Solo cinque anni fa, l’acqua alta invadeva regolarmente Venezia. Poi sono arrivate le barriere mobili e oggi sembra tutto risolto. Ma il livello del mare continua a salire, lentamente ma inesorabilmente”.
Secondo Mario Piana, massimo esperto nella conservazione edilizia veneziana e architetto responsabile della Basilica di San Marco, l’erosione causata dall’acqua rischia di compromettere la stabilità di edifici secolari. Entro fine secolo, il mare potrebbe salire di almeno mezzo metro, con conseguenze devastanti.
Non è una novità: già nel 2003, un incontro tra 120 esperti a Cambridge, finanziato dal Venice in Peril Fund, stabilì che le barriere mobili erano necessarie, ma con un’avvertenza: “Serviranno solo a guadagnare tempo per pianificare il futuro”. Sono passati 22 anni. Il tempo stringe. E la pianificazione? Ancora nessuna traccia.
Se la donazione di Bezos riuscirà a creare finalmente una vera sinergia tra scienza, politica e territorio, allora potremo dire che questo matrimonio non ha solo fatto parlare, ma ha anche lasciato un’eredità concreta. E forse, allora, Venezia potrà davvero diventare la città più antica del futuro. Ma fino ad allora, chissà…













