Idea to Action to Object non è solo il nome della nuova esposizione personale di Walter de Maria, è uno scorcio vitale su una delle menti più affascinanti dell’arte degli anni ’60 e ’70. Fino al 9 marzo 2019, alla Gagosian Gallery di Grosvenor Hill (Londra) le pareti saranno invase dagli oltre quaranta disegni in dialogo con cinque rigorose sculture minimaliste.
Scultore, land-artist e compositore, Walter De Maria è una figura eclettica, sempre attento nell’indagare la pratica artistica in modo nuovo. Nato nel 1935 in California, si trasferisce venticinquenne a New York dove compone due progetti musicali, gira due film, partecipa a numerosi happening e diventa persino il batterista del gruppo rock The Primitives, nonché membro di una collaborazione di artisti e musicisti conosciuta come The Druds. Nella land-art si distingue con l’opera The Lightning Field del 1977 in cui attrae i fulmini di una tempesta nel deserto del New Mexico con una griglia di 400 pali di acciaio. Si rivela inoltre una figura chiave del minimalismo presentando installazioni scultoree ridotte all’essenzialità geometrica.
Come a legare l’eterogeneità della sua produzione, l’intensa attività nel campo del disegno è punto di partenza e prolungamento di ogni suo progetto. Sulla carta sono impresse linee a matita, gesti rapidi alla ricerca di forme e annotazioni, immagini e pensieri. Gli elementi costitutivi dei lavori non sono altro che line ben visibili, per nulla celate nelle figure essenziali rappresentate. Tali immagini si distinguono appena, fino a toccare il limite di quella che lui chiamava la “threshold of visibility” (soglia della visibilità). A popolare i 42 disegni sono referenze dei campi più disparati: due cani, uno studio sugli elicotteri, alcuni paesaggi montani, un progetto per le Olimpiadi di Monaco, icone della stand up comedy, il confine tra vita e morte, il tempo, la musica. Nei lavori non mancano inoltre parole, frasi, note, persino sagaci filastrocche.
Le nozioni di linea, curva e angolo indagate negli schizzi invadono anche lo spazio dell’osservatore. Nella mostra possiamo riconoscere la scultura come una sorta di“disegno tridimensionale” che inizia come forma e si muove nello spazio. Gli anni del minimalismo sono quelli che il critico Rosenberg, nella raccolta di saggi The De-definition of Art (1972), designa come cruciali per il cambiamento radicale dell’oggetto d’arte. Perdendo le proprie tradizionali peculiarità formali ed estetiche, l’opera può sorpassare le idee di rappresentazione e piacevolezza visiva. Quello che ne risulta è “mera arte”, oggetti che sono depurati dalla biografia dell’artista, da espressioni emotive e da spunti metaforici o simbolici. Non è nemmeno concessa la traccia della mano, sostituita dai freddi procedimenti seriali dell’industria. Laddove le opere di Walter de Maria (come dei suoi colleghi Robert Morris, Carl Andre e Donald Judd) sono del tutto prive di significati nativi e interni all’oggetto stesso, diviene infine centrale il rapporto che tali volumi essenziali intrattengono con lo spazio e con il fruitore.
Non mancano inoltre casi di sculture interattive come Bell Drop (1961-1964), in cui il pubblico era invitato a far cadere una sfera da due fessure quadrate di un parallelepipedo, provocando un forte rumore. Così nella mente di chi osserva e dialoga con le opere si sviluppano legami e connessioni. Nel caso di Idea to Action to Object, il grande complesso di disegni indirizza la lettura delle sculture verso il rapporto che esse intrattengono con lo stato di natura. L’essenzialità fattuale e logico-matematica di lavori come Pair Number 24 del 1990 (due barre di acciaio creano sul pavimento un cerchio e un quadrato di eguale area) si pone in ideale contrasto con la vitale consistenza biologica degli individui dotati di pensiero.
“Continuo a voler dire 5 cose alla volta. Questa è la vera ragione per cui si fa arte, credo: per dire 5 o 10 cose in una volta sola.”
Quella di Gagosian è senz’altro una mostra complessa, ma Idea to Action to Object è insieme visionaria e rigorosa, essenziale ed eclettica, capace di restituire uno spaccato fedele in oltre trent’anni di ricerca di Walter de Maria.
* Dettaglio di Ball Drop (1961-1964) di Walter de Mariaalla Galleria Gagosian di Grosvenor Hill, 2019 — Foto dal sito