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Segantini, Turner, Boccioni: il sublime dei monti in mostra a Lugano

Luigi Rossi, Il canto dell’aurora 1910-1912, Olio su tela 125.7 x 187.5 cm, MASI Lugano, Collezione Città di Lugano Luigi Rossi, Il canto dell’aurora 1910-1912, Olio su tela 125.7 x 187.5 cm, MASI Lugano, Collezione Città di Lugano
Umberto Boccioni, Paesaggio lombardo 1908, Olio su tela 36 x 66 cm, MASI Lugano, Collezione Città di Lugano, Donazione Chiattone
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Lugano si circonda ulteriormente di montagne con la mostra Sublime. Luce e paesaggio intorno a Giovanni Segantini. Dipinti del maestro divisionista, insieme alle opere, tra gli altri, di Turner, Boccioni, Hodler, Brunner, Burkhard e Giacometti sono in mostra dal  25 agosto al 10 novembre 2019.

Il sentimento di montagna nasce ai piedi delle vette, dove il vento si porta via i raggi del sole fino a depositarli sulle cime più alte. Può essere considerato come un’espressione del sublime, un intenso momento di stupore e paura, attrazione e timore. Niente, ovviamente, è in grado di rendere questo sconvolgimento emotivo come il contatto diretto con la montuosa meraviglia in questione. Ma l’arte, attraverso la visione che i pittori hanno dato di questi paesaggi, può contribuire a costruire in noi un piacevole senso di preparazione, per i meno esperti, e di approfondimento, per gli avventurieri di lunga data. Con questo spirito il Museo d’arte della Svizzera italiana (MASI) propone, dal 25 agosto al 10 novembre 2019, la mostra dal titolo Sublime. Luce e paesaggio intorno a Giovanni Segantini.

Proprio il maestro divisionista è al centro dell’esposizione, la quale parte dalla riflessione sul concetto di ciò che artisticamente si può definire sublime. Il paesaggio montuoso, guardando alla massiccia presenza in mostra di dipinti che lo ritraggono, sembra rientrare nel canone. In questo senso è centrale il dialogo tra il Trittico della Natura di Giovanni Segantini e l’installazione video Die Magische Bergwelt in den Filmen von Daniel Schmid dello svizzero This Brunner, collocati uno di fronte all’altra dando luogo a una mostra nella mostra. Da una parte un esempio eccezionale del sentimento sublime che aleggia ai piedi delle montagne, tra l’altro assente dalle esposizioni a sud delle alpi da oltre cent’anni; dall’altra l’opera di Brunner, per vent’anni curatore della sezione Film Tributes di Art Basel: una sequenza di scene tratte da quattro capolavori del regista Daniel Schmid, che restituisce una visione del paesaggio alpino tra idealizzazione, magia e realtà.

Veduta allestimento, Giovanni Segantini, Trittico della natura 1896-1899, Olio su tela, MASI Lugano - Foto Studio Pagi
Veduta allestimento, Giovanni Segantini, Trittico della natura 1896-1899, Olio su tela, MASI Lugano – Foto Studio Pagi

Attorno a queste due opere altri 60 lavori contornano questo compendio sulla mitologia pittorica alpina. Apre un protagonista del romanticismo europeo, William Turner e due illustri interpreti della montagna, Alexandre Calame e il giovane Ferdinand Hodler, per i quali la maestosità, l’imponenza e il mistero rendono il soggetto della montagna perfettamente coerente con il sentimento di smarrimento e contemplazione ricercato nell’estetica del sublime. Seguono i lavori di Giovanni Giacometti e Umberto Boccioni, vicini all’opera di Segantini. Del primo è esposta la tela Sera sull’alpe datata 1908; del secondo un importante nucleo di opere appartenenti alla donazione Chiattone: una serie di tele divisioniste, precedenti al suo periodo futurista, dove natura e paesaggio sono protagonisti.

Luigi Rossi, Il canto dell’aurora 1910-1912, Olio su tela 125.7 x 187.5 cm, MASI Lugano, Collezione Città di Lugano
Luigi Rossi, Il canto dell’aurora 1910-1912, Olio su tela 125.7 x 187.5 cm, MASI Lugano, Collezione Città di Lugano

Se la traccia pittorica continua ad essere solcata da artisti ticinesi quali Filippo Franzoni e Luigi Rossi, i quali si aprono ad un simbolismo esistenziale affine al modello segantiniano, soluzioni eterogenee arrivano dal contributo degli artisti contemporanei. Nell’assemblaggio intitolato Oh Ubi gli elvetici Lutz e Guggisberg riprendono in chiave ironica il significato simbolico e identitario di cui è stato investito il soggetto alpino in Svizzera; Balthasar Burkhard nelle fotografie del Bernina ne ripropone invece la forza romantica; mentre Not Vital, da sempre legato all’ Engadina, traspone il mondo alpino nell’installazione composta da 170 “palle di neve” in bronzo patinato di bianco che chiude la mostra.

Matthias Brunner, Die magische Bergwelt in den Filmen von Daniel Schmid 2013/2019, Installazione video, Dimensioni variabili, Courtesy dell’artista ©2019 Prolitteris, ZürichMatthias Brunner, Die magische Bergwelt in den Filmen von Daniel Schmid 2013/2019, Installazione video, Dimensioni variabili, Courtesy dell’artista ©2019 Prolitteris, Zürich
Matthias Brunner, Die magische Bergwelt in den Filmen von Daniel Schmid 2013/2019, Installazione video, Dimensioni variabili, Courtesy dell’artista ©2019 Prolitteris, Zürich

*Umberto Boccioni, Paesaggio lombardo 1908, Olio su tela 36 x 66 cm, MASI Lugano, Collezione Città di Lugano, Donazione Chiattone

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