“Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce”. Le parole di Blaise Pascal ben si prestano a raccontare l’opera di Louise Bourgeois, una delle artisti più influenti del XX secolo e ora oggetto di un’importante retrospettiva firmata Hauser&Wirth. Dal 19 dicembre 2020 al 3 febbraio 2021 allo spazio Tarmak 22 di Gstaad, nell’Oberland bernese in mezzo alle alpi svizzere.
Una retrospettiva dal titolo evocativo. The Heart Has Its Reasons non è soltanto una citazione di Pascal (filosofo a cui, da giovane studentessa della Sorbona, Louise dedicò la propria tesi), ma chiave interpretativa di tutta la pratica dell’artista francese.
Ciò che guida la sua ricerca è infatti un eterno desiderio di amore, diretta conseguenza dei suoi traumi infantili. Desiderio a cui si affianca l’interesse per la relazione con l’altro da sé, esperienza che -sempre secondo pascaliana memoria- trascende la logica razionale sia dal punto di vista psicologico che emotivo.
Louise Bourgeois inizia a dedicarsi all’arte nel 1932, quando, dopo la morte della madre, abbandona gli studi di matematica e filosofia. Subito emergono quelli che saranno i temi portanti di tutta la sua produzione, dalla maternità alla coppia, dalla casa al letto, senza dimenticare l’anatomia umana e il paesaggio. Il tutto analizzato con una visione dinamicamente binaria che vede opporsi mente e corpo, geometrico e organico, maschio e femmina.
Attraverso una selezione di disegni e sculture realizzate tra il 1949 e il 2009, Hause&Wirth propone una panoramica sulla variegata produzione dell’artista, scomparsa nel 2010.
Al tema del ritiro solitario, ben espresso da opere come Lairs (1962; 1986-2000), si affianca quello della ricerca di sicurezza, emblematicamente simboleggiato dalla casa, “luogo felice” per eccellenza.
Fondamentale è poi il valore attribuito all’atto di osservare. Gli occhi scolpiti dall’artista non rimandano solo a una riflessione su di sé, ma anche a un più erotico guardare ed essere guardati.
Dalla spirale di Couple (2007-2009), espressione di una profonda paura dell’abbandono, alla fusione tra corpo e paesaggio che si esplica in La Rivière Gentille (2007), Louise Bourgeois ha saputo utilizzare gli eventi che la vita le ha messo davanti per parlare a tutto il mondo.