In tempi di pandemia, per lo spettatore medio diventa sempre più difficile distinguere fra spettacoli, eventi e programmi dal vivo come li abbiamo sempre conosciuti e le loro ricostruzioni (semi)virtuali. Dal grande Alberto Angela e le sue narrazioni storico-artistiche ai talk show culturali, dai documentari ai grandi eventi, come il concerto di apertura della Scala, quando scegliamo un programma non sappiamo mai che cosa aspettarci: ospiti in studio o collegati da casa? Quadri di grandi artisti nelle loro sedi originali (musei, chiese ecc.) o ricostruzioni in 3D? Performance musicali e balletti in diretta(o almeno registrati nel teatro che ospita lo spettacolo) o filmati di repertorio? Nelle ultime settimane, i programmi culturali televisivi hanno mietuto ascolti record. Con musei, gallerie, mostre, cinema e teatri chiusi, la richiesta di accedere all’arte si è fatta pressante anche da parte del pubblico della tv. E la risposta delle reti non si è fatta attendere, soprattutto a dicembre, mese delle feste natalizie nel quale gli spazi pubblicitari sono numerosi e ben remunerati. Tutto bene, quindi?
Il mese di dicembre si è aperto con il caso eclatante del concerto-spettacolo al Teatro alla Scala, in onda lo scorso 7 dicembre su Rai1. Ha fatto rumore la consegna del Tapiro d’oro da parte dell’inviato diStriscia la notizia, Valerio Staffelli, all’etoile Roberto Bolle. L’intervento del grande ballerino nella serata Rai sarebbe stato registrato precedentemente nel corso di un evento alla sede Onu di New York. La consegna del Tapiro è terminata particolarmente male, con Staffelli al pronto soccorso per esser finito con il piede sotto la ruota del taxi nel quale viaggiava il ballerino. Bolle si è, in seguito, scusato ed ha giustificato la messa in onda della registrazione con l’uso del fumo di scena, indispensabile per la coreografia ed ora vietato dalle norme anti-Covid. Se è pur vero che lo spettacolo è anche finzione, fin dove si può spingere la tv pubblica nell’omettere di specificare che cosa sta andando in onda? La cosiddetta “Netflix della cultura”, una sorta di spettacolo nello spettacolo in stile web, evocata dal ministro dei Beni Culturali Franceschini è già in parte realtà attraverso il teleschermo? Intanto Roberto Bolle si prepara alla messa in onda dell’edizione 2021 di Danza con me(1 gennaio alle 21.30 su Rai1) e annuncia ospiti illustri: Vasco Rossi, Michelle Hunziker, Miriam Leone,Ghali, Fabio Caressa.
A dicembre sono andati in onda due programmi condotti dal bravo e molto amato Alberto Angela, in prima serata su Rai1. Il primo, Stasera con Caravaggio, giovedì 9 dicembre,è stato seguitissimo, complice anche la popolarità del Merisi; ma in alcuni momenti la narrazione si faceva epica e a tratti un po’ pettegola, inserendo episodi e spiegazioni ancora tutti da dimostrare. Anche se a volte con il punto interrogativo, Angela ha tratteggiato la figura di Caravaggiocome quella di un simpatico lestofante che si accaparrava il lavoro dei suoi modelli popolani in cambio di una zuppa, dopo aver combattuto come mercenario in Ungheria e aver rappresentato la Madonna dei Palafrenieri come una provocante prostituta; e per questo il quadro sarebbe stato estromesso dalla Basilica di San Pietro. Molti espertidel Merisihanno motivato lo spostamento della tela con questioni teologiche attorno alla figura di Sant’Anna. Questi ed altri episodi, tuttora oggetto di dibattito fra storici dell’arte, sono stati incorniciati visivamente da lunghe sequenze di una fiction su Caravaggio, da attori che interpretano personaggi della vita dell’artista e da immersioni in 3D all’interno delle opere che, per quanto esplicative, non sostituiscono la più evocativa e realisticainquadraturadella tela nel luogo in cui è collocata. Lanostra tesi collima con quella dello stesso Angela.Qualche giorno dopo, il 23 dicembre, è andato in ondaUlisse, l’altro programma del divulgatore, con una replica dal titolo “Gerusalemme ai tempi di Gesù”. Alberto Angela, nella sua pagina Facebook, scrive che la puntata è uno dei “fiori all’occhiello” della sua produzione, una delle ultime girate prevalentemente nei luoghi del racconto, dopo la quale le modalità di lavoro sono cambiate a causa della pandemia “privilegiando lo studio, utilizzando tecniche di grafica particolari e limitando quasi completamente gli spostamenti”, spiega Angela. E, nonostante i recenti prodotti realizzati siano di altissima qualità,aggiunge di voler tornare appena possibile a viaggiare e a realizzare reportage in loco.
E veniamo alla cronaca di questi giorni. Con quasi tre milioni di spettatori,il documentarioPompei, l’ultima scoperta è stato uno dei maggiori successi del 2020 suRai2. E non c’è che da rallegrarsene, visto che di argomenti culturalmente così accattivanti in prima serata se ne affrontano raramente, ancora meno sulla seconda rete Rai. Ma perché (come spiega il comunicato dell’azienda di Stato) presentare un bel documentario franco-belga, per produzione e regia, come un vanto della neonata Rai Documentari? La sola anteprima (mandata in onda in seguito all’annuncio del ritrovamento del Termopolium, in realtà scoperto già mesi prima) è stata girata e prodotta dalla Rai. Il corpus del documentario è stato realizzato dalla franceseGedeonProgrammes(fra i numerosi coproduttori europei figura anche la Rai. E dall’Europa vengono i fondi per gli scavi, ma questa è un’altra storia) in occasione della mostra “Pompéi. Promenadeimmersive. Trésorsarchéologiques. Nouvellesdécouvertes”, aperta da luglio a settembre 2020 al GrandPalais di Parigi e curata dall’attuale direttore generale dei musei italiani edel Parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna. Resta da augurarsi che il “cave canem”, la splendida immagine del cane da guardia che decora il Termopolium di Pompei, sia un monito per chi vorrebbe darci a bere non il vino dello streetfood più antico del mondo, ma un surrogato della cultura.