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China Goes Urban riapre al MAO di Torino: il coraggio di parlare di Cina e urbanizzazione in tempi di Covid

Incrocio, 2019, Tongzhou New Town, Pechino
Incrocio, 2019, Tongzhou New Town, Pechino

Gli strumenti di conoscenza di uno straniero che viaggia in Cina sono: gli occhi per vedere, il cervello per riflettere, il caso e infine la propria persona, con tutto ciò che possiede di lampante e di oscuro.” (Goffredo Parise, ‘Cara Cina’, 1968)

Al MAO Museo d’Arte Orientale di Torino riapre fino al 9 maggio China Goes Urban. La nuova epoca della città, curata dal Politecnico di Torino e da Prospekt Photographers, in collaborazione con la Tsinghua University di Pechino. La mostra vuole essere una riflessione sui trend globali di urbanizzazione delle città cinesi: un percorso museale coraggioso e controcorrente, che parla di Cina in tempi di pandemia.

Nel 1978 il 18% della popolazione cinese abitava nelle aree urbane. Da allora gli abitanti delle città sono cresciuti di circa l’1% all’anno e sono attualmente il 60% della popolazione totale. Nuove infrastrutture e nuovi insediamenti hanno progressivamente cambiato il paesaggio, trasformando i diritti di proprietà, eliminando gli spazi rurali e i villaggi.

Davanti ai nostri occhi scorre il dirompente processo di urbanizzazione cinese. Comprenderlo non è semplice: è considerabile un sogno o un incubo? Ridurre l’urbanizzazione cinese all’esagerazione e al difetto porta a nascondere un cambiamento epocale che ridefinisce ruoli e relazioni, non solo dal punto di vista geopolitico, ma anche dal punto di vista culturale, dell’immaginazione e delle possibilità. Un cambiamento reso ancora più acuto da questi tempi incerti, segnati dal Covid-19.

China Goes Urban propone di cambiare punto di vista, di guardare alla realtà più che inserirla in categorie e modelli prestabiliti. È un invito a ritornare a esplorare il mondo, un viaggio nella città e nell’architettura del presente e del futuro: un concetto apparentemente semplice, che tutti pensiamo di conoscere e di capire, ma che si frantuma nelle molteplici sfumature che caratterizzano l’urbanesimo dei giorni nostri.

Contenuti digitali della mostra China Goes Urban
Contenuti digitali della mostra ‘China Goes Urban’

Viaggiando ci s’accorge che le differenze si perdono: ogni città va somigliando a tutte le città, i luoghi si scambiano forma ordine distanze, un pulviscolo informe invade i continenti.” (Italo Calvino, Le Città Invisibili, 1972)

Nella Cina attuale i confini tra città (cheng) e compagna (xiang) sono più sfumati, ma la città mantiene quel ruolo storico che ha sempre detenuto come traino dell’economia di un intero sistema – oggi come non mai con le new town. Un mondo che, dal punto di vista urbano in Cina come altrove, non è incasellabile in modelli, categorie, certezze; un mondo che va guardato e interrogato con attenzione e curiosità, che richiede più domande che risposte perché rischierebbero di risultare riduttive e banali.

Viaggiare oggi in Cina significa imbattersi in un paesaggio costellato di cantieri. Il verde dei teli, le gru, le case prefabbricate dei tetti blu che ospitano gli operai li accomunano. Quattro luoghi sono oggetto di studio e punto di vista da cui partire per guardare i caratteri e gli attuali cambiamenti della città contemporanea. Il primo è Tongzhou New Town, collocata nell’omonimo distretto di Pechino; poi Zhaoquing New Area, sul limite occidentale del delta del fiume delle Perle; Zhengdong New District, nella Cina interna; infine Lanzhou New Area nella Provincia del Gansu, una delle province più povere della Cina, dove lo Stato costruisce una new town per promuovere lo sviluppo e attrarre investimenti.

Costruzione di un hotel turistico, 2017, Zhaoquing New Town
Costruzione di un hotel turistico, 2017, Zhaoquing New Town

A un primo sguardo, le new town cinesi possono essere raccontate facendo un elenco di materiali urbani: stazioni ferroviarie, Central Business District, autostrade che si incrociano a mezz’aria, compound residenziali, architetture appariscenti. Una moltitudine di edifici e di spazi eterogenei e discontinui che sembrano andare ognuno per la propria strada, impossibili da connettere l’uno all’altro e da ricondurre entro un’interpretazione univoca.

Central Business District, 2019, Tongzhou New Town
Central Business District, 2019, Tongzhou New Town
Architettura new town
Grafici urbanizzazione
Grafici urbanizzazione

La frammentarietà delle new town cinesi permette di comprendere che la città in sé non è un’entità dotata di caratteristiche univoche e di una identità fissa e stabile. Mostra piuttosto la molteplicità radicale del costante processo di costruzione dello spazio e rivela i molti mondi che nasconde l’urbano.

Grandi distese uguali per centinaia di chilometri che poi diventano diverse per altre centinaia finché da Nord a Sud la differenza è grande, ma il mutamento di paesaggio avviene soltanto dopo estenuanti lontananze.” (Goffredo Parise, ‘Cara Cina’, 1968)

Belvedere sulla collina, 2019, Lanzhou
Belvedere sulla collina, 2019, Lanzhou

Insomma, da una parte la città, le luci, i grattacieli, le strade piene di traffico e di persone; dall’altra la campagna, i campi coltivati, i contadini e i trattori che si muovono in un’atmosfera rarefatta e sospesa. Urbano e rurale si mescolano e si sovrappongono, dando origine a una sorta di effetto camaleontico in cui le distinzioni si sciolgono, le differenze si mimetizzano, gli ordini predefiniti scompaiono: per capire la città bisogna guardare la campagna, per capire l’urbano bisogna guardare il rurale in un unicum indissolubile.

Case rurali e nuove costruzioni, 2017, Zhaoqing
Case rurali e nuove costruzioni, 2017, Zhaoqing
Contadine al lavoro nei pressi di Zhongmu, 2019
Contadine al lavoro nei pressi di Zhongmu, 2019

Il percorso espositivo

La mostra si snoda lungo due percorsi logici. Il primo inizia in uno dei luoghi più tipici delle nuove urbanizzazioni cinesi – una exhibition hall – e arriva all’urbanizzazione globale. Il secondo parte da immagini che mostrano spazi vuoti e arriva alle persone riprese nelle loro attività quotidiane, una sorta di “ritratto” dentro i loro nuovi insediamenti.

Il primo percorso conduce il visitatore a decostruire progressivamente l’idea di eccezionalità cinese: il punto di partenza è la riproduzione di una exhibition hall, in cui developer e amministrazioni pubbliche mostrano un modellino della città con l’obiettivo di promuovere architettonicamente i nuovi insediamenti sul mercato o di mostare il contributo delle amministrazioni locali al raggiungimento degli obiettivi di governo.

Exhibition Hall
Exhibition Hall
Exhibition Hall, 2017, Zhaoquing
Exhibition Hall, 2017, Zhaoquing

La vita delle new town cinesi è una vita quotidiana, ordinaria, fatta di piccoli gesti e movimenti in cui tutti, in ogni parte del mondo, siamo impegnati. Questo serve a far comprendere come il mito orientale cinese – considerato così diverso dal mondo occidentale – sia in realtà molto più vicino a noi di quanto crediamo. Dal singolo materiale urbano si passa alla città, alla relazione con ciò che non è ancora città e non è più campagna, per poi allargarsi ancora e inserire l’urbanizzazione cinese nella rete di relazioni, flussi e scambi che abbracciano tutto il mondo.

Il secondo percorso è concettualmente inverso. Gli spazi mostrati nelle prime sale dell’esposizione sono vuoti, lontani e senza vita. Progressivamente, però, gli stessi spazi si animano: ci avviciniamo alle persone, alla loro quotidianità, vediamo i loro volti e i loro movimenti. Che – guarda caso – sono i nostri volti e i nostri movimenti. China Goes Urban utilizza materiali diversi – da foto a video a installazioni fino a modelli, disegni, mappe e infografiche – per accompagnare il visitatore alla scoperta della Cina urbana.

Parcheggio di bike sharing di fronte alla metropolitana Beiyunhe West, 2019, Tongzhou
Parcheggio di bike sharing di fronte alla metropolitana Beiyunhe West, 2019, Tongzhou
Promessi Sposi, 2017, Zhengdong
Promessi Sposi, 2017, Zhengdong
Foto ricordo nel Yuelianghe Park, 2017
Foto ricordo nel Yuelianghe Park, 2017

I video accompagnano lo spettatore con visioni solo apparentemente lineari, attraverso composizioni musicali e montaggi stranianti. I plastici sono spostati di contesto, come la ricostruzione della exhibition hall nella sala iniziale o realizzati ad hoc per la mostra quando intendono mostrare con maggiore concretezza le caratteristiche delle trasformazioni in atto. Le fotografie descrivono gli oggetti e i luoghi con o senza le persone che li abitano. Prese singolarmente danno informazioni specifiche e puntuali, ma nel loro insieme compongono un puzzle incompleto che sarà l’immaginazione del visitatore a decidere come completare.

Un uomo osserva i campi, alle sue spalle la linea ferroviaria ad alta velocità, 2017, Kaifeng
Un uomo osserva i campi, alle sue spalle la linea ferroviaria ad alta velocità, 2017, Kaifeng
Stazione di Songchenglu, 2019
Stazione di Songchenglu, 2019

Dire Cina è come dire terra e contadini, non mi stancherò mai di ripeter come mai si stanca l’occhio immenso su un territorio immenso popolato da contadini: che sono sempre stati e resteranno contadini perché la Cina ha troppi abitanti da sfamare, il cibo esce soltanto dal suolo e, per il momento, soltanto dalle mani di chi lavora.” (Goffredo Parise, ‘Cara Cina’, 1968)

Pescatori sul fiume delle Perle, 2017
Pescatori sul fiume delle Perle, 2017
Ritratto di famiglia a Guanglizhen, 2017
Ritratto di famiglia a Guanglizhen, 2017
Villaggio di Zhugu, 2017
Villaggio di Zhugu, 2017
Villaggio di Zhugu, 2017
Villaggio di Zhugu, 2017

L’importanza del viaggio metaforico lungo la Cina grazie a China Goes Urban è fermarsi e osservare i luoghi e la vita che li anima, specialmente i luoghi qualunque, non segnati sulle mappe e di gran lunga più speciali del turismo commerciale. Provare a comprendere e non giudicare: osservare il mondo con gli occhi pieni di stupore e superare la necessità e il desiderio di conferma che ci portano a inserire quel che vediamo dentro alla rete delle nostre solite conoscenze.

Una donna in un vecchio villaggio sul fiume Giallo, 2017, Kaifeng
Una donna in un vecchio villaggio sul fiume Giallo, 2017, Kaifeng

E’ inutile, qualsiasi cosa si possa pensare o immaginare della Cina, del comunismo cinese, dei dirigenti cinesi e dei loro complessi di superiorità e di inferiorità che si esprimono in musi, dispetti, intransigenze, paternalismo e presunzione ideologici, resta pur sempre il popolo cinese che, per quanto mi riguarda, basta a farmi provare un sentimento che non posso non definire commozione.” (Goffredo Parise, ‘Cara Cina’, 1968)

 

China Goes Urban. La nuova epoca della città

MAO Museo d’Arte Orientale
Via San Domenico 11, Torino

Prorogata fino al 9 maggio 2021

Orari:

Mercoledì e giovedì dalle 11 alle 19
Venerdì dalle 11 alle 20
Chiuso lunedì, martedì, sabato e domenica

https://www.maotorino.it/it

 

 

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