Sostenuto da Eataly Art House – E.ART.H. – nuovo e futuribile progetto dedicato alle arti contemporanee che avrà sede presso la storica Stazione Frigorifera Specializzata di Verona – il Premio E.ART.H. è un concorso a cadenza annuale dedicato agli artisti under 35.
Coordinato da Ramona Ponzini e Matteo Mottin, fondatori di Treti Galaxie, pone, in questa sua inaugurale edizione, al centro il tema della biodiversità, esplodendolo verso le sue più ampie accezioni, ricercandolo all’interno della pratica estetica degli artisti che parteciperanno al bando (aperto fino al 9 ottobre 2022 – www.eatalyarthouse.it/premio/ ).
Per meglio comprendere il progetto e le modalità di partecipazione allo stesso abbiamo dialogato con Ramona Ponzini e Matteo Mottin.
Sviluppiamo subito la necessaria parte “burocratica”: a chi è dedicato il Premio E.ART.H. e quale il vostro ruolo nel progetto?
Il Premio E.ART.H. è dedicato ad artiste e artisti under 35 diplomati e residenti in Italia, non rappresentati da una galleria commerciale e con almeno una mostra all’attivo. Chi partecipa al bando può candidare un’unica opera, realizzata con qualsiasi tecnica e prodotta negli ultimi due anni.
Il nostro ruolo sarà quello di coordinatori. Volendo adottare una metafora “cinematografica”, saremo una figura ibrida a metà strada tra un produttore esecutivo, che supervisiona gli aspetti organizzativi di un progetto, e un direttore della fotografia, che suggerisce le luci e le inquadrature che meglio possano sposare l’idea del regista. Entrambi fanno diretto riferimento alla regia, nel nostro caso alla giuria e all’apparato organizzativo di Eataly Art House.
Tema centrale di questa prima edizione è la biodiversità: potete meglio raccontarci come svilupperete questo concetto di ampio respiro e stringente attualità? Cosa vi aspettate dagli artisti?
La biodiversità a cui fa riferimento il bando riguarda sia la biodiversità biologica, nella sua accezione di rapporto tra essere umano e Natura, nell’approccio con cui si utilizzano le risorse in maniera rispettosa, virtuosa e sostenibile, in armonia con i suoi tempi e i suoi ritmi, ma anche la sua accezione culturale, laddove diversità e specificità vengono intese come valori a difesa di un dilagante appiattimento. Viviamo un presente che predilige la semplificazione e guarda con sospetto alla complessità, basti pensare alla stretta gamma di possibili interazioni emotive con le immagini e le dinamiche innescate dai social network.
Ci auguriamo che le e i partecipanti rispondano in maniera sincera al progetto, candidando opere frutto di un vero interesse per questi temi.
Una giuria composta da differenti figure professionali selezionerà otto lavori “finalisti” che prenderanno parte a una mostra collettiva presso gli spazi della nuova Eataly Art House Foundation. Come si costruisce una mostra di questo tipo?
Sarà piuttosto una presentazione, una ricognizione sul tema della biodiversità per come questa viene intesa, declinata e sviluppata dagli artisti partecipanti. Rifacendoci alla nostra risposta alla tua prima domanda, sarà costruita sulla base dell’illuminazione e delle inquadrature da noi suggerite alla giuria/regia e da questa approvate.
Come curatori avete ampiamente sperimentato i rapporti fra opere e luogo espositivo. Quanto questa tematica è viva nelle più recenti generazioni di artisti e quali direzioni critiche sta esplorando?
Quando ci chiedono cosa sia la curatela rispondiamo che per noi consiste nella gestione del tempo e dello spazio che intercorrono tra l’opera e il pubblico. L’idea di realizzare mostre in luoghi difficilmente accessibili è frutto della necessità di colmare spazio e tempo con un’esperienza soggettiva piuttosto che attraverso un testo critico di introduzione, andando quindi a “collaborare” con l’inconscio del pubblico invece che con la sua parte cosciente.
Dopo il primo lockdown abbiamo notato che le nuove generazioni hanno iniziato a dare maggiore rilevanza alle interazioni tra opera e spazio, a come queste si sostengono vicendevolmente e dialoghino in maniera sinergica, generando qualcosa che non è possibile esperire online o attraverso uno schermo, un modo per colmare in maniera fisica la distanza digitale imposta negli ultimi due anni. Si sta restituendo molta importanza al corpo, all’identità e alla biografia, a nostro avviso aspetti per i quali un’intelligenza artificiale, almeno per il momento, difficilmente può sostituire l’essere umano.
Questo contenuto è stato realizzato da Marco Robero Marelli per Forme Uniche.
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