Print Friendly and PDF

La materia della luce risplende nella mostra di Eugène Leroy a Londra

EUGÈNE LEROY, “VISAGE FLEUR”, 1992, OIL ON CANVAS, 32 X 251/2 INCHES.
EUGÈNE LEROY, “VISAGE FLEUR”, 1992, OIL ON CANVAS, 32 X 251/2 INCHES.
La Michael Werner Gallery di Londra presenta la mostra Eugène Leroy: The Materiality of Light, Paintings 1950-1999. Si tratta della prima esposizione completa dedicata all’artista francese Eugène Leroy (1910-2000) nel Regno Unito. Protagonisti le opere realizzate nell’arco di cinque decenni, dai paesaggi marini degli anni ’50 ai dipinti quasi scultorei caratterizzanti l’ultima parte della carriera dell’artista. Dal 9 febbraio al 15 aprile 2023.

Sebbene abbia vissuto la maggior parte della sua vita a Tourcoing, in Francia, vicino al confine con il Belgio, Eugène Leroy non si vedeva in linea con i pittori del Nord Europa. Anzi preferiva guardarsi indietro, in qualche modo arretrare, in senso sia geografico che metaforico. Non tanto perché gli autori del sud dell’Europa – tra cui Poussin, Rembrandt, Cézanne, Van der Goes, Giorgione, Rubens, Giotto – siano inferiori ai colleghi nordici, quanto perché l’approccio arretrativo era tipico dell’artista. Nella sua pratica Leroy ha infatti spesso preceduto per sottrazione, intervenendo a più riprese sui dipinti, modificando le composizioni alla ricerca di una raffinata essenzialità.

E se si parla d’essenza, al centro dei suoi dipinti stratificati e materici non può che esserci la luce. Quella che penetrava dalle finestre del suo studio e finiva a riflettersi negli specchi al suo interno. Durante questo rimbalzare Leroy era in grado di catturarla, afferrarne le onde e imprimerle sulla tela. Lo faceva osservandola inondare la stanza e poi ritornare fuori, verso paesaggio che si faceva sempre più sfocato, traballante, evocativo.

Come forse sono in grado di fare solo i grandi artisti (lo raccontavamo qui, a proposito di David Hockney; o qui, parlando di Nicolas Party), Leroy affrontò i generi classici della pittura – nature morte, paesaggi e ritratti – interpretandoli a suo modo. Fino a giungere infine a una sintesi materica della pittura, racchiusa in una cornice informale che racchiude la pratica stessa del dipingere. In queste ultime opere si coglie l’effetto del passare delle stagioni, dello scorrere del tempo e delle relative variazioni della luce. Un’evoluzione evidente nelle 30 opere che compongono Eugène Leroy: The Materiality of Light, Paintings 1950-1999.

Alcune di queste fanno parte di importanti collezioni americane ed europee e sono state esposte al Musée d’Art moderne de la Ville de Paris; Museo Stedelijk Van Abbe, Eindhoven; Albright-Knox Art Gallery, Buffalo; e Musée d’Art moderne et d’Art contemporain, Nizza. Leroy ha preso parte a documenta IX a Kassel nel 1992 e alla Biennale di Venezia nel 1995. Nel 2010 il Musée Beaux Arts Tourcoing è stato ribattezzato MUba Eugène Leroy in onore del pittore.

Commenta con Facebook