Non è gigante, ma ha i muscoli. Non è pop né tantomeno pettinata, ma siamo comunque in Svizzera per cui l’ordine non è un optional. La dimensione è quella azzeccatissima e la qualità, nonostante la “sicurezza” delle scelte, è alta: benvenuti ad una nuova edizione di ArtGenève, in corso fino a domenica al Palaexpo della città elvetica.
Tra le partecipazioni internazionali c’è una buona fetta di Italia: Franco Noero è in fiera con un bello stand quasi all’ingresso, dove risalta tra le opere una moquette-arazzo di Sam Falls, realizzata utilizzando come supporto proprio un pezzo di copertura del pavimento dell’appartamento dell’artista che – esposta al sole e fissata attraverso due portiere di automobile – ha mutato di colore, creando un grande quadro astratto sulle tinte del blu.
C’è una buona soddisfazione da queste parti, anche per il trattamento che la fiera offre ai galleristi e ai propri collezionisti, a esempio un cocktail e una cena – dall’ottima qualità, il mercoledì e il giovedì, tra gli stessi corridoi di ArtGenève: un plus non indifferente considerando il numero di commensali e due momenti perfetti con un margine di tempo un po’ superiore per finalizzare qualche affare propiziato dall’atmosfera e da un bicchiere di champagne.
Stand dai toni “evanescenti” per Poggiali, che schiera invece Goldschmied e Chiari, con gli inconfondibili fumi riprodotti su specchio e alcune belle delocazioni di Claudio Parmiggiani; P420, con un grande stand molto ben posizionato porta in Svizzera molti dei suoi cavalli di battaglia: Irma Blank, Paolo Icaro, Adelaide Cioni e una impattante installazione di Richard Nonas.
Non mancano ovviamente le grandi francesi, da Perrotin a Almine Rech, Templon, Thaddeus Ropac e Mennour: qui, il lavoro migliore, è A year and 95 missing days (2280 hours) di Alicja Kwada, un grande “quadro-quadrante” in atmosfera di Arte Povera realizzato utilizzando migliaia di lancette di orologio, creando un messaggio in codice sospeso tra il poetico e il matematico.
Per continuare al lato di Mennour c’è Hauser &Wirth, che espone pitture di Louise Bourgeois, Philippe Guston, Lorna Simpson, e la nuova produzione fotografica di Cindy Sherman: risultato garantito.
La più curiosa delle sezioni, invece, è quella dei solo show: ArsBelga (in collaborazione con Gomide&Co.)si presenta con l’outsider brasiliano Chico da Silva (circa 1911 – 1985) i cui animali – immaginari e non – risultato di un percorso di pittore autodidatta e rispecchiando in pieno la magia della cultura nordestina, sono stati negli ultimi anni oggetti di una ricchissima (in tutti i sensi) riscoperta, culminata con la mostra alla Pinacoteca di San Paolo e con varie gallerie che si dividono il tesoro. I messaggi su cartone di Pascal Vonlanthen, esposti dalla galleria Lovay Fine Arts di Ginevra, vincono invece il premio della sezione. Larkin Erdmann, svizzera di Cham, punta invece su Jannis Kounellis, mentre Karma International, Zurigo, conta sull’estetica pop-chic di Sylvie Fleury. Xippas, Ginevra, invece, presente anche nella “main section” qui porta in scena l’astrazione di Olaf Holzapfel.
Insomma, tra giovani o meno, più o meno famosi, figurativi o astratti, ce n’è per tutti i gusti.
Tra gli altri stand in fiera ci sono poi quelli in “rappresentanza” delle istituzioni della città, che di certo si rivela una scelta azzeccata per la promozione dell’arte sul territorio: presenti il CAC, il Centre de la Photographie, il MAMCO, il Musée d’Art et d’Historie – che ospita per la sua quarta edizione di Carte Blanche l’artista belga Wim Delvoye, in una visionaria rivisitazione della collezione e degli spazi del museo, di cui vi racconteremo nei prossimi giorni – e anche il Grand Théatre de Genève.
Last but not least la sezione sur-mesure, che ricorda in versione ridotta la Unlimited di ArtBasel: a trionfare qui, se non altro per le dimensioni, è la grande installazione dell’artista portoghese Joana Vasconcelos, un essere zoomorfo appeso al soffitto tra i cui tentacoli ricchi di tessuti e piccole luci, i visitatori si scattano l’eco di antiche foto-ricordo. Anche questo è fiera, e anche questo misura l’indice di gradimento.
Un po’ come la moquette nera, elegantissima, che segue il percorso dei visitatori in fiera tra stand uniformemente disposti e mescolati, senza aree morte o periferie della qualità dell’offerta – riportandoci da dove siamo partiti: i dettagli la differenza la fanno, eccome!