
Con la mostra Arte e Natura. Pittura su pietra tra Cinque e Seicento, l’Accademia Carrara apre un nuovo capitolo del suo dialogo con l’ambiente naturale
Dal 10 ottobre 2025 al 6 gennaio 2026, il museo bergamasco invita il pubblico a scoprire una tecnica affascinante e ancora poco conosciuta: la pittura su pietra. Sessanta opere provenienti da collezioni pubbliche e private raccontano quella che possiamo chiamare l’arte naturale della materia minerale unita al gesto pittorico.

Curata da Patrizia Cavazzini, con la collaborazione di Maria Luisa Pacelli, la mostra esplora una tradizione raffinata e quasi dimenticata. “L’idea è nata”, racconta Cavazzini, “studiando i supporti nella Roma cinquecentesca. Mi sono accorta che si dipingeva pochissimo su tavola e moltissimo su pietra, anche nelle pale d’altare. Da qui il desiderio di riportare alla luce queste opere meravigliose e poco note. Costruendo un percorso che le raccontasse attraverso i loro materiali, veri protagonisti dell’esposizione”.
Lavagne, diaspri, alabastri, lapislazzuli e ametiste: ogni sezione della mostra è dedicata a un diverso supporto, che, nelle venature della pietra, suggerisce a occhi curiosi paesaggi, cieli e figure. Dalla Roma dei Papi alla Firenze dei Medici, fino alla Verona dei pittori veneti, l’esposizione restituisce un’arte in bilico tra pittura e scultura, dove luce e colore sembrano nascere direttamente dal cuore della terra.

Pur presentando opere realizzate tra Cinque e Seicento, la mostra si configura come un progetto dal respiro profondamente contemporaneo. Il dialogo tra arte e natura vede una natura coprotagonista, ispiratrice dell’opera finale: si potrebbe parlare quasi di un’opera “a quattro mani”. La pittura su pietra diventa così una lente attraverso cui indagare questioni attuali: la collaborazione dell’uomo con il mondo naturale, la materia come portatrice di memoria, il valore del tempo e della trasformazione.
In questo senso, l’operazione curatoriale non si limita a presentare un patrimonio artistico storico, ma ne rivela la modernità concettuale, suggerendo come l’arte antica possa abitare il nostro tempo. Come osserva Cavazzini, “nelle venature di una pietra, a volte, si nasconde già tutta la pittura del mondo”.













