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Il Mercante di Venezia

Il Mercante di Venezia di Shakespeare è, come sempre nelle opere del massimo autore per il teatro inglese, drammaturgicamente perfetta. L’equilibrio delle parti e degli elementi che compongono la storia dell’ebreo-usuraio Shylock, si incontrano in un testo che mischia ironia e drammaticità sotto il coperchio della denuncia sociale. I giovani attori della Popular Shakespeare Kompany diretti dal bravo regista Valerio Binasco e con un efficace Silvio Orlando nel ruolo di Shylock, in scena al Piccolo Teatro Strehler a Milano fino al 24 novembre, riescono a restituire l’essenzialità e l’equilibrio che ogni drammaturgia shakespeariana racchiude in sé.

La trama è nota: Antonio, Nicola Pannelli, si rivolge all’usuraio ebreo Shylock per prestare 3mila ducati all’amico Bassanio, Andrea Di Casa, che vuole conquistare la bella Porzia, una brava Elena Gigliotti, per portarla a nozze (in quanto la promessa è una nobile e ricca ereditiera in cerca di marito). Antonio infatti non può di sua mano prestare denaro all’amico in quanto i suoi averi sono tutti investiti in bastimenti in giro per i mari per traffici. Sulla fiducia di un ricco ritorno economico dai suoi commerci, Shylock concede il prestito ad una condizione: in caso di mancata restituzione economica dell’ammontare della somma, Antonio deve promettere di ripagare con una libbra della sua stessa carne. Antonio parte alla conquista dell’amata, ma la situazione, già precaria e sul filo del rasoio, precipita quando si riceve la notizia dell’affondamento di entrambe le navi di Antonio. Lo spettacolo abbandona ogni sapore di avventura romantica e intrigante per diventare un vero e proprio dramma sociale: alla conoscenza dell’impossibilità di Antonio di restituire il denaro, Shylock non esita a pretendere immediatamente la libbra di carne umana. Il denaro diventa un simbolo, un motivo di affermazione sociale e di potere: Shylock non ha certo bisogno dei contanti prestati vista la ricchezza accumulata nel tempo, infatti rifiuta l’offerta di riuscire comunque a recuperare la somma grazie ad amici di Antonio. Pretende, di fatto, la sua morte.

Un gioco di ruoli e una competizione ad armi affilate: la partita sembra essere vinta da Shylock, quando la figura femminile di Porzia riesce, con intelligenza e imprevedibilità, a capovolgere la situazione. Ciò che più convince di questo spettacolo, in cui non ci sono momenti fermi, è quanto la scena sia completamente in mano agli attori (oltre a quelli citati: Fabrizio Contri, Milva Marigliano, un’ottima Nerissa, Nicola Pannelli, Fulvio Simone Luglio, Pepe, Barbara Ronchi, Roberto Turchetta, Ivan Zerbinati): non esiste una scenografia particolarmente significativa e l’accompagnamento musicale o delle luci è sempre ben formulato, ma non comporta particolari rese artistiche. La parola (scritta nel Cinquecento) di Shakespeare è il motore e l’ossatura su cui si costruisce e svolge il dramma, e questi attori sono assolutamente in grado di interpretarla. Complimenti particolari alla coppia Porzia-Nerissa, che riesce a dare quella vena di sagace umorismo necessaria a mantenere lo spettacolo attivo e interessante su diversi livelli, dal dramma sociale alla commedia.

 

Piccolo Teatro Strehler,
Largo Greppi, Milano
Orari: martedì e sabato, ore 19.30.
Mercoledì,giovedì e venerdì ore 20.30
(salvo mercoledì 20 novembre, ore 15 e 20.30).
Domenica ore 16. Lunedì riposo.
Prezzi: platea, 33 euro. Balconata, 26 euro.
www.piccoloteatro.org, 848800304

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