“Amore è un fumo levato col fiato dei sospiri; purgato, è fuoco scintillante negli occhi degli amanti; turbato, un mare alimentato dalle loro lacrime. Che altro è esso? Una follia discreta quanto mai, fiele che strangola e dolcezza che sana.” [Romeo, atto I, scena I]
Dalla penna di Shakespeare alla coreografia di Kenneth MacMillan, la poesia di queste parole è la sintesi di tutto ciò che Romeo e Giulietta racconta. La tragedia dei giovani amanti di Verona rivive sul palcoscenico del Teatro alla Scala di Milano, dove, sulle note di Sergej Prokof’ev, secondo l’allestimento ideato nel 2010 con le scene di Mauro Carosi e i costumi di Odette Nicoletti, sarà in scena fino al 23 ottobre.
Il sipario si alza su una Verona cinquecentesca che, ancora satura di architetture medievali, toglie subito il fiato allo spettatore. Romeo (Claudio Coviello nella serata dell’11 ottobre), mandolino alla mano, ha dichiarato invano il suo amore a Rosalina e sofferente cerca conforto nell’amicizia di Mercuzio e Benvoglio. Forte è il sentimento fraterno fra i tre e lo spirito spassoso della più vivace età adolescenziale, un mélange che trova compimento nella variazione del primo atto che li vede protagonisti.
Sui passi di Kenneth MacMillan, ballerino e poi coreografo che proprio in seguito alla sua versione di Romeo e Giulietta fu nominato coreografo residente al Royal Ballet, la tragica vicenda ha inizio. La scena si riempie e vi si muovono decine di personaggi che nelle loro vesti medieval-rinascimentali, fanno rivivere i dipinti del Rinascimento veneto, conservando quell’ironia Shakespeariana che fa del commediografo inglese del ‘500 un autore ancora oggi tanto amato. L’astio tra Montecchi e Capuleti prende subito il sopravvento: sguainate le spade, a ritmo di musica, il palcoscenico diventa una piazza costellata di duellanti che in un crescendo di colpi e sferzate si uniscono in una coreografia degna di lode.
Portati fuori di scena i corpi dei morti e riposte le lame affilate nei foderi, l’azione si sposta nella stanza della protagonista femminile, interpretata nella serata dell’11 ottobre da Natalia Osipova. E’ una Giulietta ancora avvolta dal manto della fanciullezza quando conosce il suo promesso sposo, Paride, al cui amore resta lusingata e intimidita allo stesso tempo. La Osipova incarna con maestria e naturalezza ogni sentimento e azione della sua Giulietta, accompagnandola nella crescita, dai giochi dell’infanzia alle più cupe sofferenze d’amore, fino tragico epilogo.
MacMillan nella sua rilettura di Romeo e Giulietta del 1965, da subito amata sia dal pubblico sia dalla critica, mette l’accento sull’umanità dei personaggi, sui loro legami, sui loro sentimenti così forti da portare alla morte, facendone una vera e propria chiave di lettura.
Romeo, ancora in pena per il rifiuto di Rosalina, decide di imbucarsi con i suoi inseparabili compagni alla festa in casa Capuleti in onore delle prossime nozze di Giulietta e Paride. Ma basta un incrocio di sguardi perché tra il figlio di Messer Montecchi e la bella Capuleti nasca un dolce sentimento che sfocia al termine dei festeggiamenti con un poetico passo a due danzato ai piedi del celebre balcone veronese. Ogni salto è un afflato e ogni gesto sfiorato è l’emblema dell’irrefrenabile sentimento che lega i due giovani e che trasforma la timidezza in un vortice di passione.
Ma la discordia tra le due famiglie costringe i due amanti ad agire in segreto, nella speranza che l’unione dei due in matrimonio possa placare le annose questioni. Tuttavia la tragedia sta per compiersi. Superbo nei suoi movimenti, Mercuzio accetta di sfidare Tebaldo a duello, restandone ucciso. E la vendetta di Romeo, e il suo conseguente esilio, segneranno l’inizio della fine.
In un languido pas-de-deux che raggiunge il sublime gli amanti sono costretti a separarsi e il palcoscenico si arrende la sofferenza di Giulietta che disperata ai piedi di un crocifisso giottesco trova conforto in Frate Lorenzo, artefice inconsapevole di un piano che porterà i protagonisti alla morte. Un susseguirsi di scene cariche di pathos mette in luce le grandi capacità interpretative delle due étoiles e, in un continuo crescendo, lascia che il loro dolore si propaghi dal palcoscenico alla platea, fino a commuovere lo spettatore.
Infertasi una coltellata allo stomaco, Giulietta, come nell’Incubo di Fussli, incontra la morte distesa sul letto, ai piedi del quale giace il suo Romeo. Il sipario cala e il pubblico applaude senza sosta per diversi minuti uno spettacolo che arriva dritto all’anima.
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SCHEDA TECNICA
Romeo e Giulietta
Coreografia: Kenneth MacMillan
Ripresa da Julie Lincoln
Musica: Sergej Prokof’ev
Direttore: Zhang Xian
Scene: Mauro Carosi
Costumi: Odette Nicoletti
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Luci: Marco Filibeck