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L’ipogeo di via Livenza, uno dei misteri della Roma sotterranea

Ipogeo-via-Livenza

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L’ipogeo di via Livenza: a pochi passi da Villa Borghese, all’interno di un moderno condominio, sepolto ormai sotto metri di terra, si nasconde questo piccolo gioiello della Roma sotterranea.

Venuto alla luce casualmente durante dei lavori di manutenzione intrapresi negli anni Venti del Novecento, si tratta di una lunga aula rettangolare datata al IV secolo, di cui oggi rimane solo l’estremità settentrionale, essendo stata in parte obliterata dalle strutture successive. E’ conosciuto con il nome di ipogeo di via Livenza, proprio per il fatto che già in antichità era un luogo sotterraneo, identificato forse come un ninfeo o un luogo di culto misterico.

Tratto essenziale dell’aula, è infatti una profonda vasca per le acque, che doveva verosimilmente servire o come posto per rinfrescarsi, vista la poca distanza dall’antica porta Salaria e quindi dall’ingresso in città, oppure come vasca utilizzata durante precisi rituali liturgici non meglio identificati. La presenza infatti di questa struttura, insieme con le decorazioni rinvenute sulle pareti adiacenti, non ha al momento ancora permesso una chiara identificazione del sito.

Tra le decorazioni infatti spiccano pitture con raffigurazioni pagane, come la dea della caccia Artemide e una Ninfa dei boschi con cervi e caprioli, fasce decorate con scene di amorini che giocano, navigano e pescano; ma anche scene a tema cristiano come due colombe che si abbeverano in una brocca colma di acqua (tema in realtà ritrovato anche in contesti pagani) e ancora resti di un mosaico di pasta vitrea policromo in cui sembra raffigurata una scena di battesimo. In quest’ultima rappresentazione, di cui è visibile solo la parte inferiore, si distinguono due uomini di cui uno in piedi e un altro inginocchiato vicino ad una fonte di acqua. E’ così che la scena è stata spesso interpretata come connessa o alla figura biblica di Mosè o all’apostolo Pietro, noto per aver convertito e battezzato molti romani alla nuova fede.

I vari elementi ritrovati purtroppo non sono omogenei e non sono stati interpretati in modo univoco: ecco che alcuni studiosi ritengono il luogo un semplice ninfeo per ristorare i viaggiatori, mentre altri lo associano ad un antico battistero cristiano (considerando il fatto che alle origini del Cristianesimo il battesimo avveniva per immersione) ed altri ancora lo reputano un luogo dedicato al culto orientale dei Baptai. Questi erano devoti alla dea tracia Bendis (associata alla Artemide greca) e il loro nome significa proprio “coloro che si immergono”. Fulcro della liturgia era infatti l’immersione in una vasca di acqua gelida dopo aver ballato in maniera estenuante sotto i fumi dell’alcool e di sostanze stupefacenti, provocando così uno shock estatico, che li avrebbe messi in comunicazione con la divinità stessa.

Qualunque fosse il culto svolto all’interno dell’edificio, l’ipogeo di via Livenza testimonia come nel IV secolo Roma fosse un crogiolo non solo di popoli ma anche di credenze e religioni: è il cosiddetto periodo sincretico, dove non sono state ancora definite ufficialmente le direttive del nuovo culto cristiano e contemporaneamente non è ancora tramontato l’antico culto pagano.

Degno di nota in questo sito è anche lo stile delle pitture parietali, che sebbene non particolarmente curate nei dettagli e spesso anche grossolane nella rappresentazione delle figure, esprimono un gusto quasi impressionistico del colore, steso come macchia, quasi a coprire i contorni del disegno. L’effetto è ancora più palese negli sfondi di paesaggio boscoso visibili dietro le due figure di Artemide e Ninfa, al centro della parete principale. I colori vividi e la delicatezza della composizione musiva, rendono questo luogo un vero e proprio scrigno della Roma sotterranea, tutto da scoprire!

Approfondimento a cura di L’Asino d’Oro Associazione Culturale  che organizza visite guidate e passeggiate per andare alla scoperta di Roma con archeologi e guide turistiche abilitate della Provincia.

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