L’assessore Paolo Asti accusato di conflitto di interessi per i cataloghi del CAMeC pubblicati da una casa editrice da lui fondata. Ma si scopre che i libri sono stati donati
“Ho deciso di restituire al sindaco Pierluigi Peracchini la delega alla Cultura, così che l’Amministrazione, attraverso ogni organismo possa compiere ogni atto in totale trasparenza sul mio operato”. Che l’ambiente di La Spezia fosse abituato – anzi, che a volte le cercasse – alle schermaglie culturali è cosa nota: basti su tutti ricordare il lungo dibattito, non ancora sopito, legato agli stravolgimenti di Piazza Verdi, con i famosi (qualcuno direbbe famigerati) “archi” progettati dal grande Daniel Buren. Ma che un assessore alla cultura brillante, iperattivo e apprezzato anche al di fuori delle mura cittadine come Paolo Asti – sue le parole citate sopra – fosse indotto alle dimissioni, era difficile da prevedere. Cosa è successo? Che Asti era – prima di dimettersi – fondatore e amministratore della casa editrice Brain, che ha firmato alcune pubblicazioni per il CAMeC (Centro di Arte Moderna e Contemporanea) di La Spezia: e per questo si sono levate accuse di conflitto di interessi, rilanciate dal quotidiano Il Secolo XIX. Particolare “sfuggito” agli accusatori: questi cataloghi sono stati donati, cento copie per la mostra di Andrea Bianconi e cento per quella di Pietro Bellani.
È lo stesso sindaco Peracchini a confermare che “non è presente alcun atto amministrativo comunale né contratto che legano l’Amministrazione Comunale con la società Brain […] né alcun esborso di denaro da parte del Comune della Spezia“. Ma il dimissionario Asti entra nei dettagli, fornendo la sua lettura dei fatti: “Mi stupisce non poco che tutto questo fumo sia uscito pochi giorni dopo aver segnalato agli uffici competenti un documento scritto in cui evidenziavo i problemi ambientali e relazionali personalmente riscontrati durante l’anno di lavoro trascorso insieme alla dottoressa Marzia Ratti (direttrice dei Servizi Culturali del Comune della Spezia), in cui concludevo che per quanto relazionato la dirigenza non godeva più della mia fiducia”. Le solite polemiche pilotate da avversari, interni all’amministrazione e magari politici? Asti si mostra fiducioso: “Attendo quindi l’esito del lavoro della commissione di inchiesta e tengo a ribadire che nessun contributo o pagamento per prestazioni o servizi è mai avvenuto nei confronti di Brain da parte dell’Amministrazione o sponsor“. Frattanto a suo sostegno è partita una petizione che ha già raccolte centinaia di firme del mondo della cultura, senza distinzione di credo politico…
3 Commenti
Ho da poco appreso di questa assurda situazione. Il motivo del mio sostegno a Paolo Asti si chiama stima, quella che si dovrebbe portare a una persona davvero competente nelle funzioni che espleta. Ma qui siamo abituati ai parvenus… Non mi stupisce che i soggetti con cui ha avuto a che fare abbiano quindi una diversa filosofia…quanto meno definibile come clientelare. Come non mi stupisce che abbiano proiettato il loro modus operandi su di lui. Che volete, in fondo, resto sempre una psicologa. Una testimonianza di affetto a Paolo e con la speranza di non perdere l’opportunità che il suo operato ha fatto avere a questa città.
Una persona che sta affrontando i problemi della cultura in città (e li sta risolvendo) con capacità e competenza, oltreché onestà e serietà. Ho avuto modo di lavorare insieme a lui, e per questa esperienza lavorativa non posso che parlarne bene. Un esempio di impegno per accrescere le offerte culturali in una città addormentata da molti anni.
Una persona capace, una persona serie e competente. UN GRANDE!!! Piena solidarietà a Paolo Asti.
Noi lo avremmo voluto Presidente della nostra società sportiva. HA RIFIUTATO per non creare problemi alla giunta ed al Sindaco visto il suo ruolo di Amministratore Pubblico.