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Orazio Gentileschi guida la Fuga in Egitto nella mostra di Cremona

Orazio Gentileschi, Riposo durante la fuga in Egitto Orazio Gentileschi, Riposo durante la fuga in Egitto
Orazio Gentileschi, Riposo durante la fuga in Egitto
Orazio Gentileschi, Riposo durante la fuga in Egitto

La Pinacoteca Ala Ponzone, Cremona, presenta una rassegna pittorica sul tema della Fuga in Egitto. Tra i vari pittori che ne hanno dato una propria rappresentazione – tra cui Rembrandt, Jan Brueghel il Giovane e Luca de Leida – spicca la figura di Orazio Gentileschi. Dal 10 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021.

Orazio Gentileschi. La Fuga in Egitto e altre storie dell’infanzia di Gesù: titolo che si potrebbe ribaltare per il più corretto La fuga in Egitto e altre storie dell’infanzia di Gesù. Orazio Gentileschi, perché la mostra che si apre alla Pinacoteca Ala Ponzone Cremona (10 ottobre 2020 -31 gennaio 2021) riguarda una settantina di opere, dipinti, sculture, avori, incisioni, miniature, vetri, di quasi altrettanti artisti, dal III secolo agli anni Trenta del Novecento sul tema della Fuga in Egitto. Orazio Gentileschi è uno dei vari autori del gruppo, presente con due importanti opere.

Certamente il suo nome, più noto degli altri, richiama il pubblico. Ma chi va a vedere la mostra cremonese si troverà tanti capolavori, alcuni rari e non meno attraenti dei due dipinti di Gentileschi, che sono comunque intriganti e aprono una questione non facile a risolversi nell’ambito della sua attività. L’iconografia del Riposo durante la Fuga in Egitto è antica, come quella della Natività. La fonte è l’evangelista Matteo, il primo e unico tra gli autori dei Vangeli canonici a raccontare il sogno di Giuseppe, in cui un angelo lo avverte di prendere il Bambino e la Madre e fuggire in Egitto, per evitare che Erode trovi il neonato Gesù e lo uccida. Giuseppe, svegliatosi, prende Maria e il Bambino e nottetempo fugge in Egitto, dove si ferma sino alla morte di Erode, per adempiere la profezia del Signore: “Dall’Egitto ho chiamato mio figlio” (Matteo 2, 13-15).

Su questo racconto essenziale sono nate nel corso dei secoli storie, spesso fantastiche, basate sui Vangeli apocrifi, dallo Pseudo Tommaso del III o IV secolo allo Pseudo Matteo di fine VI-inizio VII, dalla Vita di Gesù in arabo del V-VI secolo a tante altre nate in Oriente e Occidente, ricche di dettagli. Gli artisti le hanno adottate aggiungendo le loro interpretazioni. Ne è emerso un panorama straordinario, che si è evoluto sino ai tempi nostri.

Nei primi secoli gli artisti guardavano, per le figure, alla tradizione egizia, romana e cristiana. Verso la fine del sec. XI si consolida la raffigurazione più nota, quella con la Madonna con il Bambino, seduta sul dorso di un asino condotto da Giuseppe, in viaggio verso l’Egitto. Un angelo li guidava. Il bellissimo bassorilievo eburneo con la Fuga in Egitto del sec. XI (Bologna, Museo Civico medioevale) mostra una ieratica Madonna che procede in groppa all’asino col Bambino, mentre l’anziano Giuseppe compare dietro. A guidare l’asino questa volta è Giacomo, uno dei figli di Giuseppe, in tunica corta, mente una figura femminile in alto, che porta una scodella e un panno, personifica l’Egitto. Una miniatura del XII con Cristo adorato dalle bestie selvatiche, appartenente ad un manoscritto conservato a Parigi, opera di un anonimo pittore romano, presenta una variante introdotta dal Vangelo dello Pseudo Matteo.

Gli artisti forgiano scene sempre più libere, venate di realismo come quella Madonna che si ferma ad allattare il Bambino in un’incisione cinquecentesca di Luca de Leida del museo di Amsterdam. O completamente fiabesche come la Fuga in Egitto di Jan Brueghel il Giovane, del 1650 circa, in cui compare anche un non previsto San Giovannino. Il genovese Anton Maria Vassallo, si diverte nel Seicento a creare una scena lacustre, in cui San Giuseppe paga un barcaiolo che ha accostato la sua barca alla riva di un fiume, mentre Maria sfoggia un colorato cappello da viandante.

Di capolavoro in capolavoro sino al ‘900 tutti gli artisti, da Rembrandt a Gioachino Assereto, da Calisto Piazza a Stefano Magnasco, si sono provati col tema in modo originale. Tra loro spicca Orazio Gentileschi (Pisa 1563, stile pisano- Londra 1639), padre della più famosa Artemisia, presente con due tele giunte rispettivamente dal Kunsthistoriches Museum di Vienna e da una collezione privata mantovana (ex Paul Getty).  Sono due delle quattro versioni note, del pittore, con il Riposo durante la fuga in Egitto.  Orazio a questo soggetto ha dedicato diverse repliche (alcune citate negli inventari, non ancora ritrovate). Bellissime. A far discutere gli storici dell’arte è la loro successione cronologica.

In questa occasione a proporre una tesi rivoluzionaria è Raffaella Morselli nel catalogo Bolis Edizioni (a cura di Mario Marubbi, come la mostra). Una tesi basata su attente analisi, affascinante e possibile, ma che non raggiunge ancora la certezza.

Informazioni

Orazio Gentileschi. La Fuga in Egitto
e altre storie dell’infanzia di Gesù

Pinacoteca Ala Ponzone, Cremona

10 ottobre 2020-31 gennaio 2021

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