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The Families of Man. Ad Aosta la fotografia italiana racconta l’uomo contemporaneo

Lorenzo Vitturi  Manta, Cochinilla Dyed Yarn, Polypropylene Sack, Body in Paracas, 2019. Stampa a pigmenti

Al Museo Archeologico Regionale di Aosta va in scena una mostra fotografica ricca di implicazioni storiche e di riferimenti all’attualità: The Families of Man (fino al 10 ottobre). Curata da Elio Grazioli e Walter Guadagnini, l’esposizione rimanda, a partire dal titolo, a quella tenutasi al MoMa di New York tra il 24 gennaio e l’8 maggio 1955: The Family of Man.

Ideata e curata dal grande fotografo Edward Steichen, quella newyorchese è forse la più celebre esposizione fotografica di ogni epoca, che contribuì a portare il mezzo di cui Louis-Jacques-Mandé Daguerre fu pioniere allo stesso livello di legittimazione di forme espressive plurisecolari come la pittura, la scultura o la musica.

Se anche la portata della mostra valdostana non può essere paragonabile a quella della manifestazione newyorchese che vide esposte 503 fotografie di 273 autori provenienti da 68 paesi diversi – ad Aosta i curatori si sono concentrati su autori italiani, con il fine di raccontare, a grandi linee, gli ultimi 40 anni di storia del nostro paese –, la premessa e la conclusione della rassegna ribadiscono gli scopi perseguiti da Steichen con la mostra del MoMA, ovvero offrire una narrazione “universale” del genere umano, secondo i parametri socio-culturali diffusi alla metà del XX secolo. La variazione del titolo – la parola famiglia viene mantenuta, ma nella mostra italiana viene declinata al plurale – vuole sottolineare la necessità di ricorrere a un maggior numero di “unità familiari” per poter raccontare una società che in poco più di mezzo secolo si è espansa e modificata enormemente, raggiungendo un livello di complessità mai riscontrato prima.

Da Smith a Ghirri

L’esposizione americana – che dopo la sua chiusura avrebbe iniziato a viaggiare per tutto il mondo, arrivando tra il 1956 e il 1965 in Europa, e, in particolare, in Italia a Torino, Firenze, Roma e Milano – si chiudeva con uno scatto di Eugene Smith intitolato The Walk to Paradise Garden, nel quale i figli del fotografo si dirigono verso una radura mano della mano, simbolo dell’uscita dalla tragedia bellica da poco conclusasi e, al tempo stesso, di rinascita. In questo senso la mostra di Grazioli e Guadagnini sembra voler riprendere il lavoro di Steichen lì dove era stato interrotto, proponendo come prima opera, a fianco di un poetico piatto di ciliegie (Ronta, 29 giugno, 1984) di Guido Guidi il celebre fotogramma Alpe di Siusi, realizzato da Luigi Ghirri nel 1979, in cui i due anziani protagonisti, tenendosi per mano, come i figli di Smith, si dirigono verso l’orizzonte montano.

I temi della mostra

“The Families of Man” è articolata in ordine sia cronologico che tematico. Se da un lato infatti tre sezioni temporali raccontano i momenti e le figure cruciali dei nostri ultimi quarant’anni – dal 1989, anno in cui cadde il Muro di Berlino, al 2000; dal 2001, in cui le Torri Gemelle smisero di esistere, al 2019; dal 2020, quando la pandemia si rivelò in tutta la sua devastante potenza, a oggi – dall’altro la mostra si dipana affrontando vari temi, tra cui politica, economia, religioni, ecologia, gender, virtuale, ripartenza, affrontati ognuno attraverso l’accostamento di fotografie di diversi autori, offrendo al visitatore alcuni spunti di riflessione.

Economia

Ecco le geometriche fabbriche di Gabriele Basilico (Milano. Ritratti di fabbriche, 1978-80) dialogare con l’umanoide robot sviluppato all’Honda Research Centre, ritratto da Armin Linke (Honda Research Centre, humanoid robot, Wako Tokyo, Giappone, 1999) o con le nuove regole che arbitrano il mondo del lavoro contemporaneo, “fissate” da Michele Borzoni con scatti raffiguranti da un lato un affollatissimo concorso pubblico dall’altro uno sterminato, asettico e disumanizzante magazzino Amazon (Fiera di Roma, 2016. Concorso pubblico per il reclutamento di 40 storici dell’arte presso il Ministero dei Beni Culturali. 1550 candidati hanno preso parte alla prova preselettiva presso la Nuova Fiera di Roma e Amazon, Castel San Giovanni, 2016).

 

Michele Borzoni Fiera di Roma, 2016. Concorso pubblico per il reclutamento di 40 storici dell’arte presso il Ministero dei Beni Culturali. 1550 candidati hanno preso parte alla prova preselettiva presso la Nuova Fiera di Roma. Stampa lambda da originale negativo medio formato

Società

Allo stesso modo Adrian Paci, con Centro di permanenza temporanea (2007), dipinge una situazione surreale, in cui un folto gruppo di persone è assiepato sulla scala di imbarco di un aereo che però non c’è: non si sa se il velivolo è già partito o è destinato a non arrivare mai. L’“assenza” è anche il tema di Inabitanti #3 (2005/2007) di Tancredi Mangano, intesa come mancanza di ogni sicurezza economica o sociale: l’obbiettivo coglie un rifugio di fortuna realizzato con scarti di compensato e plastica, che è sicuramente “casa” di qualcuno.
La società “in vacanza” è invece raccontata dagli scatti di Walter Niedermayr (Hintertuxergletscher 47/2007, 2007) e Massimo Vitali (Viareggio Red Fins, 2000), in cui la scellerata antropizzazione di ogni ambiente naturale, ghiacciai nel primo caso e spiagge nel secondo,  risalta in modo lampante.

 

Adrian Paci Centro di permanenza temporanea, 2007. Fotografia su carta

Religioni

Nella sezione Religioni un altro interessante parallelismo viene a crearsi nel confronto tra le fotografie di diversi autori: per esempio, Armin Linke e Nicolò de Giorgis. Linke con St.Peter’s Basilica, investiture ceremony for a bishop (Città del Vaticano, 2002) mostra un momento dell’investitura vescovile in cui i religiosi sono sdraiati a faccia in giù sui tappeti della Basilica di San Pietro. Questa immagine, che a un primo sguardo non desta particolare stupore, assume un significato diverso vicino agli scatti di de Giorgis della serie Hidden Islam – Islamic makeshift places of worship in North-East Italy (2009-2013), che presentano luoghi di culto islamico del Nord-Est italiano, dove i fedeli si trovano costretti a pregare all’interno di capannoni industriali dismessi o sotto improvvisati tendoni di plastica.

Made in Italy

Spettacolare la sezione incentrata sul mondo che ruota intorno al Made in Italy, altro tema centrale della mostra, approcciato attraverso lavori dedicati al fashion: tra gli altri, quelli di Ferdinando Scianna, come Marpessa e Gemelle, 1987, e quelli del recentemente scomparso Giovanni Gastel, tra cui Donna, Zofia Borucka (1991) – scelta anche per la copertina del catalogo edito da Electa – è trasformata attraverso il suo obbiettivo in una sorta di creatura eterea e luminescente.

 

Giovanni Gastel, Donna, Zofia Borucka, 1991, stampa a getto d’inchiostro su carta Semigloss di 260 g/m2

Ecologia

Un tema fondamentale come quello dell’ecologia e dell’ambiente è trattato grazie all’opera di vari artisti, tra cui due di generazioni molto lontane: da un lato Gianni Berengo Gardin, che con Venezia. Una grande nave mentre attraversa il canale della Giudecca (2013-2014) e Venezia, una grande nave esce dal Canale della Giudecca, tra San Giorgio, Punta della Dogana e la Salute, per immettersi in bacino San Marco (2013-2014) ben rappresenta lo sconvolgente squilibrio tra le mostruosamente grandi “architetture” navali e la minuta (al confronto) città lagunare; dall’altro Alberto Sinigallia che, con Plump bomb (2021) e Greenhouse George (2017), trasforma la sommità dei funghi nucleari in nuvole decorative e apparentemente innocue.

Ripartenza

Infine, la sezione ultima, in termini cronologici, è quella che riguarda il dramma che tutti stiamo vivendo, cioè la ripartenza post-Covid che, ci auguriamo, seguirà. A testimoniare i momenti più bui attraversati negli scorsi mesi ci sono gli scatti in bianco e nero di Alex Majoli, in particolare Scene #7588 (02/03/2020), in cui un solitario infermiere igienizza alcuni lettini ospedalieri e Scene #9395 (31/03/2020), dove una donna disperata, al volante, trasporta una persona malata sul sedile posteriore.

A suggerire la rinascita, e a chiudere la mostra, tra le altre, due foto in bianco e nero di Letizia Battaglia, Olimpia – una donna incinta sdraiata in spiaggia con una bambina in grembo –  e Ortensie – un bambino che, reggendo un fiore, guarda in macchina con aria seria -, che, secondo i curatori

rappresentano quello sguardo verso il futuro che è condizione primaria e ineludibile di ogni progetto di ripartenza”.

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