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Jorit a Diamante. Il suo intenso Basquiat con le cicatrici della Human Tribe

Il Basquiat di Jorit a Diamante Immagine dalla pagina facebook di Jorit (particolare)
Jorit a Diamante
Immagine dalla pagina facebook di Jorit

L’ultima opera di Jorit, più che rappresentare un personaggio, racconta una storia. Quella dell’animo puro di Michel Basquiat, fagocitato dalla New York degli anni ottanta. “Rifletti” ha scritto lo street artist, presentando il suo lavoro realizzato a Diamante

“Io non penso all’arte quando lavoro. Io tento di pensare alla vita”.

“Cancello le parole in modo che le si possano notare. Il fatto che siano oscure spinge a volerle leggere ancora di più”

“Non ascolto ciò che dicono i critici d’arte. Non conosco nessuno che ha bisogno di un critico per capire cos’è l’arte”

Jorit a Diamante

Quando queste tre frasi sono apparse sulla facciata del palazzo destinata ad ospitare l’ultima opera di jorit, è stato chiaro per tutti, che a Diamante – il piccolo borgo marino in provincia di Cosenza diventato una sorta di capitale di Street Art – l’artista italo-olandese avrebbe omaggiato uno dei più grandi esponenti del graffitismo americano. Del resto lo stesso Jorit aveva pubblicato la foto del muro con le tre citazioni di Basquiat con la frase “Samo is alive“. Anche se in realtà Samo era il duo nato tra Jean Michel e Al Diaz nel 1977 fino al 1980 e la corona a tre punte che sempre accompagna questa frase che appare ovunque, in realtà apparteneva agli “eroi” di Basquiat con la quale l’artista gli donava una regalità eterna. Ma poco importa, di fronte al capolavoro che di lì a pochi giorni i passanti si sono trovati di fronte. Capace di suscitare un’emozione forte, come un pugno allo stomaco. 

Jorit a Diamante: il suo strepitoso Basquiat

Il Basquiat di Jorit è potente, intenso, commovente. Lo street artist ha infatti rappresentato la sua storia oltre che la bellezza del suo volto di ragazzo che tale rimarrà in eterno. La  sua dannata storia che  trasuda  dalle lacrime che scivolano dagli occhi scuri, disarmanti  e sinceri.

Tanti particolari nascosti la raccontano. Il teschio riflesso da una pupilla, simbolo nell’arte della caducità della vita ma che per Basquiat erano una sorta di maschera tribale, simbolo di rabbia e ribellione. “Lotta” si legge anche nel volto, forse in omaggio a quella contaminazione tra linguaggio e arte che principalmente caratterizzava la sua produzione pittorica.

 

il basquiat di jorit a Diamante
Imamgine dalla pagina facebook di Jorit

Basquiat nella Human Tribe

“Rifletti” ha scritto Jorit in un post, presentando il “work in progress” dell’opera che infatti ritrae l’artista nato a Brooklin con la sua immagine riflessa. Una scelta che si presta a diverse letture tra le quali la finalità di far riflettere il pubblico, soprattutto più giovane, sulla parabola di un artista sfruttato ad uso e consumo da un certo sistema dell’arte di quegli anni.

Un’opera che celebra il talento puro di un artista  -al quale il mondo della street art deve molto – in occasione della sua morte avvenuta  il 12 agosto del 1988.

Non potevano di certo mancare le cicatrici  rosse sulle guance  della “Human Tribe” che caratterizzano tutta la produzione artistica di Jorit da oltre sei anni, simbolo di unione e fratellanza. Simbolo elaborato dopo un viaggio in Africa ed ispirato dai segni che distinguevano le varie tribù che in Basquiat ricordano anche le sue origini africane. Fonte di tormento e ispirazione fino alla resa dei conti con i suoi demoni interiori.

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