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Nuovo Cinema Fondazione Prada. Intervista al curatore della programmazione Paolo Moretti

 

Il Cinema della Fondazione Prada, foto di Delfino Sisto Legnani
Il Cinema di Fondazione Prada. Foto di Delfino Sisto Legnani

Dal 3 febbraio Fondazione Prada rafforza la sua programmazione cinematografica, aumentando il numero delle proiezioni fino a dodici ogni settimana ed articolandosi su base mensile. Nel nuovo programma coesistono rassegne tematiche, retrospettive, anteprime e focus sulle pratiche contemporanee, oltre che ricorrenti presentazioni e incontri con autori e critici e inedite collaborazioni con cineteche, riviste e festival. Il mese di febbraio, in particolare, vede protagonista il regista campano Pietro Marcello, reduce da Le vele scarlatte (2022), sua ultima fatica.

Abbiamo rivolto qualche domanda al nuovo curatore della programmazione Paolo Moretti, che tra novembre 2018 e giugno 2022 è stato delegato generale della Quinzaine des Réalisateurs al Festival di Cannes e che attualmente è il responsabile del Dipartimento cinema dell’ECAL, scuola d’arte e design di Losanna.

Martin Eden (2019) di Pietro Marcello. Courtesy 01 Distribution

Con quali criteri ha composto e comporrà la nuova programmazione del Cinema di Fondazione Prada?

La finalità principale che mi pongo nel selezionare i film è quella di far dialogare la sala con una molteplicità di diverse attese da parte del pubblico. Per farlo vengono offerti allo spettatore dei suggerimenti, delle tracce consistenti in linee di programmazione, ispirate in parte anche alla struttura dei festival cinematografici, che contengono al loro interno film contraddistinti da un certo numero di tratti in comune. Detto questo, la programmazione sarà quanto più possibile fluida e modulare, con una vocazione mensile: “regolarità” e “continuità” sono tra le parole chiave della nuova programmazione del Cinema di Fondazione Prada.

Atlantide (2021) di Yuri Ancarani. Courtesy Wonder Pictures

Come si inserirà nel panorama delle sale cinematografiche milanesi?

Il rapporto con le altre sale milanesi non sarà sicuramente di concorrenza, quanto piuttosto di complementarietà. Oltretutto l’offerta del tipo di cinema che vorremmo difendere, pur in una metropoli come Milano, non è certo satura. In generale, vorremmo che la Fondazione fosse uno spazio permeabile: già la programmazione di febbraio vede collaborazioni con altre realtà milanesi.

El Agua (2022) di Elena López Riera. Courtesy Elle Driver, Ph. Alina Film, Suicafilms, Les Films du Worso

Come è nata la scelta di Pietro Marcello come “protagonista” della programmazione di questo mese? Crede che il suo successo internazionale sia un’eccezione, o che, al contrario, ci siano altri autori italiani in grado di farsi notare anche all’estero?

Pietro è sicuramente uno degli autori più originali che il cinema italiano possa rivendicare oggi, oltre che uno dei più internazionali: il suo ultimo film, Le vele scarlatte (2022), una produzione francese, in cui spiccano interpreti di spicco come Juliette Jouan e Louis Garrel, nasce con una dimensione europea. Tutti i film di Pietro, a partire da La bocca del lupo (2009) fino a Martin Eden (2019) hanno avuto una risonanza internazionale e sono stati distribuiti fuori dall’Italia. Alla sua filmografia dedichiamo la Soggettiva di questo mese, celebrando l’uscita del suo ultimo film e ripercorrendo la sua traiettoria di autore capace di raccontare delle storie allo stesso tempo antiche e contemporanee. Siamo particolarmente felici di farlo nel contesto della splendida sala di Fondazione Prada: Pietro è un regista molto legato alla fisicità del suo cinema, come testimonia il fatto che giri i suoi film in pellicola.

Le vele scarlatte (2022) di Pietro Marcello, Courtesy 01 Distribution

Personalmente sono convinto che il cinema italiano contemporaneo sia ricchissimo di talenti perfettamente in grado di attirare l’attenzione del pubblico italiano e non: penso a Pietro, ma anche ad Alice Rohrwacher, Jonas Carpignano, Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, Laura Samani e molti altri. Esiste una generazione di giovani registi e registe che mettono in scena un cinema estremamente visionario e audace.

Lei ha lavorato in svariati festival cinematografici internazionali, ultimo dei quali il Festival di Cannes, dove è stato delegato generale della Quinzaine des Réalisateurs tra novembre 2018 e giugno 2022. Quale pensa sia oggi il ruolo dei festival all’interno del sistema-cinema?

I festival di cinema restano un appuntamento fondamentale e indispensabile per l’esistenza dei film stessi. Non solo in quanto magneti dell’attenzione mediatica che riescono ad attirare sul singolo film, ma anche in quanto luoghi d’incontro, di scoperta e di evoluzione del linguaggio cinematografico contemporaneo, in grado di creare desiderio verso film spesso sconosciuti ai più.

Fire of Love (2022) di Sara Dosa. Photo Credit Image’Est

Quale crede che sia il futuro della sala cinematografica? Crede sia possibile una convivenza con le ormai predominanti, almeno da un punto di vista strettamente commerciale, piattaforme di streaming?

Resisto all’idea che contrappone questi due modi di fruire il cinema, che comunque non è una novità legata all’introduzione delle piattaforme streaming: prima di loro esistevano i dvd, prima ancora i VHS e in generale la televisione. Il cinema non è morto prima e sono convinto che non morirà neanche questa volta. Serve sperimentare, lavorare sulla comunicazione e in generale approcciarsi al pubblico in modo nuovo.  Sicuramente quella delle piattaforme è una nuova sfida che viene posta alla sala: non si può negare che il “consumo” di cinema sia in evoluzione e che gli anni “Covid” abbiano provocato un’accelerazione di certe dinamiche, ma non è affatto scontato che tutto il pubblico delle piattaforme sia per sempre stato sottratto alla sala, anzi.

Bella e Perduta (2015) di Pietro Marcello. Courtesy Luce – Cinecittà

Lei è anche direttore del cinema d’essai Les Cinémas du Grütli a Ginevra…

La sala che dirigo a Ginevra dal 2020, esistente dal 2010 nell’attuale configurazione, nel 2022 ha raggiunto il record assoluto di presenze. Ogni sala, per sopravvivere oggi, deve costruire la “ricetta” più appropriata in base al luogo in cui opera, al tipo di pubblico che coltiva e al taglio che sceglie di dare alla sua programmazione.

Credo profondamente che il fascino e l’interesse per una proiezione in sala non sia scomparso e non scomparirà così in fretta nemmeno in futuro, al netto delle ulteriori innovazioni che la fruizione del cinema sicuramente subirà. Un’indicazione in tal senso sono proprio i festival, che nonostante tutte le difficoltà del caso hanno conservato il proprio pubblico quasi inalterato: la sfida è trovare nuovi modi di creare il desiderio di cinema nei potenziali spettatori.

La famosa invasione degli orsi in Sicilia (2019)di Lorenzo Mattotti. Photo Credit Prima Linea Productions – Pathé Films – France 3 Cinéma – Indigo Film

Progetti per il futuro?

Per ora in realtà nessuno! Le mie missioni attuali sono dense e appassionanti, non ho altri progetti in corso.

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