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Sospesi nell’attimo. La magia della leggerezza nella fotografia di Maria Vittoria Backhaus

Maria Vittoria Backhaus, PULLMANN. Editoriale IO DONNA, Milano 2000 Maria Vittoria Backhaus, PULLMANN. Editoriale IO DONNA, Milano 2000
Maria Vittoria Backhaus, PULLMANN. Editoriale IO DONNA, Milano 2000
Maria Vittoria Backhaus, PULLMANN. Editoriale IO DONNA, Milano 2000

Nasce una nuova ambiziosa collaborazione tra due magazine che da anni si occupano di arte e cultura. Black Camera atterra su ArtsLife con una nuova sezione totalmente dedicata alla fotografia e alla cultura delle immagini.

Il Middle MonFest, all’interno della Biennale di Fotografia di Casale Monferrato, ospita, fino all’11 giugno la mostra di Maria Vittoria Backhaus

L’arte fotografica è stata definita da Italo Calvino come lo strumento che ha la capacità di condensare il mondo in un’immagine. In un suo saggio intitolato “La sfida dell’immagine”, lo scrittore sostiene che la fotografia e la pratica narrativa non sono solo due modi diversi di descrivere il reale, ma anche strumenti complementari che possono, a modo loro, addentrarsi in certe complessità umane. Calvino però ci racconta anche di un’altra qualità, forse meno evidente, della fotografia: la leggerezza di adagiarsi sulle cose. Per Calvino, la leggerezza è profondamente legata alla fluidità, ed è una delle sei qualità fondamentali descritte nelle sue “Lezioni americane”.

 

Maria Vittoria Backhaus, BIANCANEVE # 1, Editoriale IO DONNA, Milano 2001
Maria Vittoria Backhaus, BIANCANEVE # 1, Editoriale IO DONNA, Milano 2001

La leggerezza non è assolutamente superficialità, ma capacità di muoversi liberamente e di trasformarsi. La fotografia ha la forza di attuare tutto questo, immortalando un attimo che diventa eterno, magari apparentemente non significativo, e di sostenerne tutta la sua bellezza. La leggerezza di Maria Vittoria Backhaus è quella capacità di trovare un equilibrio, attraverso la narrazione per immagini, perfetto tra l’attenzione ai cambiamenti sociali, e sociologici, e il godimento della vita stessa. È il tentativo, mediante la fotografia, di trovare una sorta di pace nel mezzo del caos esistenziale, il bilanciamento tra il bisogno di essere a pieno nella storia e il desiderio incessante di sperimentare.

 

Maria Vittoria Backhaus, AUTOINSTALLATION, MILANO 1999, Editoriale PANORAMA NEXT
Maria Vittoria Backhaus, AUTOINSTALLATION, MILANO 1999, Editoriale PANORAMA NEXT

Ironia dissacrante

Le sue fotografie, attraverso un’ironia dissacrante nei confronti degli stereotipi più radicati, ci invitano ad osservare i dettagli del quotidiano con occhi nuovi, ampliando il nostro sguardo connettendoci con la realtà che ci circonda, mediante un linguaggio universalmente comprensibile. Il Middle MonFest, all’interno della Biennale di Fotografia di Casale Monferrato, ospita, fino all’11 giugno 2023, nelle sale Chagall del Castello di Casale Monferrato la mostra: “MARIA VITTORIA BACKHAUS I MIEI RACCONTI OLTRE LA MODA”, a cura di Angelo Ferrillo e Luciano Bobba, con la direzione artistica di Mariateresa Cerretelli.

 

MILANO 1978, IN STUDIO, HARPER BAZAAR
Maria Vittoria Backhaus, MILANO 1978, IN STUDIO, HARPER BAZAAR

La mostra, intesa come una grande antologica, nasce da un’attenta ricerca all’interno di un archivio ricco e articolato dove gli anni di progettazione editoriale si alternano a un incessante studio personale e le immagini rispecchiano interpretazioni nuove e controcorrente realizzate per la Moda, il Design e la Ritrattistica, con una fantasmagorica produzione di Still life e di Costruzioni artistiche che esprimono la versatilità di una grande protagonista italiana, fotografa, milanese di nascita e piemontese d’adozione. Il percorso espositivo raccoglie, in maniera armonica e fluida, lavori dagli anni ’70 fino ad oggi; con un focus specifico alle macchine fotografiche utilizzate dall’artista.

“Ho lavorato con tutti i formati possibili delle macchine fotografiche analogiche,
dal formato Leica ai grandi formati con il soffietto sotto il panno nero 20 x 25.
Stavano tutte in un grande armadio nel mio studio. Mi piacevano anche come oggetti,
così le ho anche ritratte. Ho dovuto imparare tutte le diverse tecniche per poterle usare,
acquisite ma dimenticate al momento dello scatto per concentrarmi sul racconto della fotografia”.
(Maria Vittoria Backhaus)

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