Nasce da una conversazione con la natura l’ultima opera di Pascale Marthine Tayou, protagonista del progetto Carte Blanche 2024 della Maison Ruinart, in mostra nella Vip Lounge di miart, a Milano, dal 12 al 14 aprile 2024.
Cos’è l’arte per lei, chiediamo a Pascale Marthine Tayou. “Per me l’arte non esiste, bisogna inventarla ogni giorno”. Come? “Mettendo l’uomo al centro, liberando energie. Ho costruito il mio ambiente intorno a un’impresa che chiamo la mia impresa intima, voglio cioè cercare dentro di me ciò che è più importante, metterlo in relazione con chi mi sta di fronte e proporre una melodia al mondo intero. È un viaggio interiore. Pensare, riflettere, stimolare lo spirito, andare a cercare la particolarità nelle cose”, risponde l’artista camerunense, che alla 28° edizione di miart – dal 12 al 14 aprile a Milano – sarà il protagonista della Vip Lounge della Maison di Champagne Ruinart, partner della manifestazione da undici anni.
L’azienda francese, che compirà 300 anni nel 2029, impegnata nel mondo dell’arte con diverse iniziative, presenterà per la prima volta in Italia “Carte Blanche”. Un programma che dal 2017 coinvolge artisti di tutte le nazionalità, cui viene chiesto di intepretare i valori della Maison. Tema di quest’anno: “Conversazione con la Natura”. Il cambiamento climatico e i suoi effetti sono argomenti sensibili per Ruinart, che si trova oltretutto ad affrontarli direttamente, con l’adozione di strategie alternative per la sua produzione vitivinicola.
In questo ambito, Tayou, uno dei sei artisti impegnati nel progetto, porta in fiera un’anticipazione della sua opera dal titolo ironico Cerf Contrôle. Artslife ha potuto vederla in anteprima nel suo atelier in Belgio, a Gent, città universitaria dove l’artista, dopo esperienze a più riprese tra Parigi, New York, Bruxelles, vive con la moglie – la stilista fiamminga Jo De Visscher – e i loro tre figli. Lo studio è zeppo di sculture, installazioni e materiali tra i più disparati, quasi sempre di recupero. Tayou, a conferma la sua affermazione iniziale li utilizza, con straordinaria capacità di inventiva, per i suoi lavori spettacolari, che spesso fanno riferimento alle ingiustizie sociali, all’ambiente, alla globalizzazione, alla parità di genere e in generale alla vita.
Opere all’insegna di una cultura europea permeata di influenze africane. Un attaccamento alle proprie radici espresso persino nella scelta di prendere il nome del padre Pascal, declinato però al femminile con l’aggiunta della “e”, accostato a quello della madre Marthine. “Un modo per non spezzare un filo affettivo e culturale e, nello stesso tempo, sottolineare la mia volontà di staccarmi dall’idea di identità legata al genere. Perché secondo me ogni uomo è una donna e viceversa”.
Il suo corposo curriculum è costellato di partecipazioni prestigiose, come Documenta 11 a Kassel, nel 2002, e la Biennale d’arte di Venezia nel 2005 e nel 2009, e collaborazioni con aziende come Illy o con il Gruppo Belmond. Quest’ultimo con un progetto insieme a Galleria Continua, che lo rappresenta.
Qual è stata la fonte di ispirazione per questo lavoro? “Da sempre la natura è presente nella mia produzione. In questo caso la scintilla creativa è stato un viaggio tra le vigne dello Champagne, la consapevolezza del sempre più fragile equilibrio della natura, e poi dei cervi, incontrati in sogno al margine del bosco. I loro magnifici palchi cadono spontameamente e riscrescono. Un vero simbolo di sostenibilità, che mi ha suggerito anche il titolo. Li ho utilizzati per la mia scultura, in cui tutti gli elementi sono organici. I ‘frutti’ di vetro colorato richiamano il materiale delle bottiglie di champagne e l’uva. Tutto avviene attraverso la natura”, spiega Tayou.
Nella vip Lounge di Ruinart ne viene presentata un’anticipazione, mentre il lavoro finale, un albero alto cinque metri, troverà posto nel Giardino degli Artisti (all’interno del Nicolas Ruinart Pavilion), che verrà inaugurato a fine ottobre a Reims, sede dell’azienda. A fargli compagnia ci saranno i lavori di Andrea Bowers, Marcus Coates, Thijs Biersteke, Henrique Oliveira e Tomoko Sauvage.
Prima della sua collocazione definitiva, l’opera nella sua forma ridotta, viaggerà ancora: per esempio, la si potrà vedere a Paris Plus Art Basel.