
Un enigma celato per secoli sotto le pennellate di un capolavoro rinascimentale. Questo potrebbe essere il sottotitolo della recente scoperta effettuata dai ricercatori dell’Andreas Pittas Art Characterization Laboratories presso il Cyprus Institute. Un ritratto misterioso, ignoto fino ad ora, giaceva nascosto sotto Ecce Homo, uno dei celebri dipinti di Tiziano Vecellio, il maestro veneziano del Cinquecento.
La rivelazione è avvenuta grazie a un’analisi scientifica avanzata, combinata con una radiografia preliminare e le intuizioni dello storico dell’arte Paul Joannides. Sotto la drammatica raffigurazione di Cristo coronato di spine, legato e presentato da Ponzio Pilato, si cela infatti il ritratto di un uomo baffuto, con una penna in mano e una pila di carte accanto. La sua identità rimane un mistero, portando gli studiosi a designarlo provvisoriamente come Ritratto di un uomo sconosciuto.
Le analisi condotte dal team di ricerca hanno rivelato dettagli affascinanti sulla stratigrafia pittorica. “L’osservazione microscopica della craquelure del dipinto ci ha permesso di individuare diversi strati di pigmento al di sotto della composizione dell’Ecce Homo“, ha spiegato Nikolas Bakirtzis, direttore dell’APAC. La tecnica impiegata ha permesso di decifrare il processo creativo di Tiziano e il suo uso delle tele.

Un dettaglio sorprendente è emerso durante lo studio: il maestro veneziano, nel ridipingere l’opera, ha deliberatamente capovolto la tela. Questo accorgimento tecnico, come ha suggerito l’artista cipriota Erato Hadjisavva, avrebbe aiutato a neutralizzare la composizione originale, rendendo più agevole la sovrapposizione della nuova scena.
La pratica di riutilizzare tele non era insolita nel Rinascimento, ma questa scoperta aggiunge un tassello fondamentale alla comprensione delle strategie artistiche di Tiziano e della sua bottega. Il confronto tra i due soggetti – un ritratto privato e una potente scena sacra – rivela due intenti completamente diversi. “Erano destinati a pubblici e committenti differenti”, sottolinea Bakirtzis. Tuttavia, la questione centrale rimane aperta: chi era l’uomo raffigurato nel dipinto originario? E perché l’artista ha scelto di coprirlo con un soggetto devozionale?
La scoperta non solo arricchisce la conoscenza delle tecniche di Tiziano, ma pone nuove domande sulle sue scelte artistiche e sul contesto della committenza. La ricerca continua e con essa la speranza di far luce su un enigma che, come ogni grande opera d’arte, cela più di quanto rivela.