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Calci all’installazione artistica donata dallo scultore Jago a Napoli. IMMAGINI E VIDEO

scultura di Jago presa a calci fotogramma del video pubblicato su facebook da Francesco Emilio Borrelli
scultura di Jago presa a calci
fotogramma del video pubblicato su facebook da Francesco Emilio Borrelli

Un gruppo di ragazzini ha preso di mira l’installazione artistica donata dallo scultore Jago a Napoli e deposta una notte di novembre come grido di aiuto e atto di amore per le persone più colpite dal punto di vista lavorativo ed economico dall’emergenza sanitaria

Presa a calci Look down di Jago

Brutto episodio quello accaduto a Napoli dove un gruppo di ragazzini ha preso di mira l’installazione artistica dello scultore Jago a Piazza del Plebiscito. Con schiaffi e almeno un calcio, tra le risate generali e le immancabili riprese finite sui social, per fortuna non sferrati con particolare violenza. Da quanto si apprende infatti, la scultura in marmo non avrebbe riportato danni.

Una scultura donata alla città

Quella che i ragazzini  hanno vissuto come una goliardata non rappresenta solo un gesto profondamente incivile e che  ha rischiato di deturpare un’opera d’arte dall’autore stimata un milione di euro ma anche qualcosa di incredibilmente insensato. Non solo per i risvolti che potrebbe avere considerato che, da quanto riportano i media locali, i filmati della “bravata” sono al vaglio dei carabinieri. Il punto è che quella scultura- intitolata con un gioco di parole Look Down – è stata donata dallo scultore Jago a Napoli, come una sorta di grido di aiuto per tutte le persone rimaste indietro a causa della pandemia. Uno dei numerosi significati di quel bambino rannicchiato e inchiodato al terreno con una catena. Un cordone ombelicale che richiama la nostra fragilità.

Un grido di aiuto

Nei giorni seguenti la notte in cui portò in dono la sua opera depositandola a Piazza del Plebiscito, lo scultore sintetizzò così il concetto del suo gesto:

Ogni persona è libera di vedere quello che vuole, questo è il mio linguaggio. Il significato andatelo a chiedere a tutti quelli che, in questo momento, sono stati lasciati incatenati nella loro condizione. ‘Look-down’ è un invito a ‘guardare in basso’ ai problemi che affliggono la società e alla paura di una situazione di povertà diffusa che si prospetta essere molto preoccupante, soprattutto per i più fragili.

E, riguardo il valore stimato per l’opera Jago ha precisato che:

Oggi va di moda fare dei gesti veloci, nascosti e a costo zero. Io voglio metterci la faccia, sì ho lasciato un milione di euro in mezzo alla piazza. È un rischio, ma va bene così.

Il gesto di amore dello scultore alla città

Un calcio dunque non “solo” ad un’opera d’arte ma ad un gesto di amore verso una città che Jago ama profondamente, al punto di decidere di  trasferirsi da New York al Rione Sanità. Una decisione forse arrivata mentre adagiava il suo “Figlio Velato” nella Chiesa di San Severo. Vedendo i bambini giocare “tra rifiuti e abbandono” come dichiarò in un’intervista a La Repubblica. Un laboratorio dove lavorare con la prospettiva di aprire una scuola per giovani pittori e scultori. Dove insegnare non solo l’arte ma anche la gestione del proprio lavoro dal punto di vista imprenditoriale, per essere indipendenti. E quindi liberi. Un calcio a un altro gesto d’amore dunque.

Jago, Look down. Getty images

La denuncia

A portare all’attenzione mediatica il fatto, il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli che, ripubblicando il video su Facebook ha commentato così l’accaduto: “il livello raggiunto di inciviltà e vandalismo tra l’altro esibito pubblicamente ci preoccupa tantissimo ed è simbolo del degrado sociale e culturale che stiamo vivendo”.

Da quanto riporta Il Mattino insieme al conduttore radiofonico Gianni Sirmioli ha inoltre dichiarato:

Abbiamo deciso di inviare i filmati in nostro possesso, e di dominio pubblico, alle autorità per verificare se esistano o meno o presupposti per una denuncia penale. A nostro avviso chi si comporta in questo modo va punito duramente”.

Qualcosa ci suggerisce che non sarebbe questa la conclusione auspicata dall’artista. Forse, per quanto ferito in quel gesto insensato e infantile, chiederebbe a quei ragazzi di vederlo all’opera mentre per ore e ore dà vita ad blocco di marmo. Non ci sarebbe punizione peggiore che capire davvero quello che hanno fatto.

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