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L’universo onirico in asta

SALVADOR DALÍ (1904-1989), EL SOMBRERO DE TRES PICOS (THE THREE-CORNERED HAT)
Estimate: £300,000 – £400,000
PRICE REALIZED £337,875

18 giugno 2013, Londra

Trae le sue origini dal movimento Dada che aveva come scopo quello di abbattere tutte le “restrizioni” artistiche, ma va oltre quell’impronta distruttiva per scavare nell’interiorità dell’uomo. E’ il Surrealismo, il movimento artistico-letterario nato ufficialmente in Francia nel 1924, nell’anno in cui André Breton pubblicò il suo “Manifeste surréaliste”. Nella sua opera Breton definì Surrealismo un “automatismo psichico puro con il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente che in ogni altro modo, il funzionamento reale del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale”. La creatività umana e la volontà di esprimere attraverso l’arte le manifestazioni del subconscio sono i caratteri fondamentali del movimento, che raggiunge il suo apice nel periodo tra le due guerre, supportato dalle ricerche psicanalitiche di Freud.

Sogno e realtà si fondono anche da Christie’s che in occasione dell’asta “Impressionist & Modern Art” propone diverse opere surrealiste. Da Jean (Hans) Arp a Salvador Dalì, da René Magritte a Joan Mirò: in questo gruppo di lotti che chiuderà l’asta di martedì 18 Giugno a Londra non manca proprio nessuno.

RENÉ MAGRITTE (1898-1967), LA CHAMBRE DU DEVIN (THE SEER’S CHAMBER)
Estimate: £700,000 – £1,000,000
PRICE REALIZED £1,517,875

Quando dipinge La Chambre du Devin nel 1926, Magritte è un giovane artista che, dopo le vicinanze al cubismo e al futurismo, sviluppa una personalissima tecnica basata sul trompe d’oeil. Con le sue opere Magritte indaga il reale, ma non vuole darne un’interpretazione né un ritratto. Egli intende solo insinuare dubbi e mostrarne il mistero indefinibile.
La Chambre du Devin, in asta martedì a Londra, è comparsa nella prima esposizione personale dell’artista avvenuta nel ’27, e nel primo articolo di significativa importanza dedicato al suo lavoro, anch’esso datato 1927, per poi partecipare ad una serie di mostre dedicate all’opera dell’artista.

Il soggetto dell’opera è una silhouette di legno che irrompe attraverso la cavità di un muro che ha tutto l’aspetto di una struttura scenografica dal misterioso funzionamento meccanico, come infatti suggeriscono i paletti sporgenti dal pavimento; essa è collocata in un’ambientazione dal sapore alieno e metafisico. Un’epifania nel mondo dell’arte: l’artista aveva abbandonato ogni residuo post-cubista e post-futurista che fino ad ora avevano caratterizzato la sua pittura per esplorare la forza delle giustapposizioni poetiche. E un omaggio al grande Giorgio de Chirico, di cui Magritte aveva appena visto qualche riproduzione delle sue opere e cogliendone il significato, era stato in grado di acquisire i concetti adattandoli ai propri scopi. In quest’opera compaiono due figure in legno unite da tavole collocate all’altezza delle braccia; delle due, una è spinta in primo piano attraverso la rottura della parete, in un impatto che richiama l’irruenza di un incendio. Come in altre opere, anche qui Magritte richiama il tema del doppio, da cui era affascinato in quegli anni.

SALVADOR DALÍ (1904-1989), CRISTO DEL VALLÉS (CHRIST OF VALLÉS)
Estimate: £1,500,000 – £2,500,000
PRICE REALIZED £901,875

Immancabile quando si parla di Surrealismo, Salvador Dalì con il Cristo del Vallés, opera del 1962/63 proposta in asta da Christie’s, si concentra sul tema mistico. Si tratta del primo dei due grandi dipinti realizzati tra il 1962 e il 1963 raffiguranti un Cristo dematerializzato che appare nel cielo catalano di Vallés. Un soggetto che richiama la disastrosa alluvione che ebbe luogo il 25 Settembre 1962, ma soprattutto un soggetto che deve la sua scelta all’interesse dell’autore per Francis Crick e per la recente scoperta di James Watson della struttura molecolare del DNA. La seconda di queste due opere dedicate alla dematerializzazione di Cristo porta infatti il titolo impronunciabile di Galacidalacidesoxyribonucleicacid e raffigura molecole di DNA che si formano e si disintegrano sotto una visione celeste di Cristo nelle nuvole sulla vallata.
Un concetto importante per Dalì quello della dematerializzazione del Cristo. L’artista era infatti convinto che l’età del materialismo fosse terminata e che le nuove scoperte nel campo della scienza avrebbero avvicinato alla fede religiosa e al misticismo una generazione più giovane. Dopo aver completato il suo Cristo di San Giovanni della Croce nel 1951, Dalì aveva scritto sul suo Manifesto Mistico “Voglio che il mio prossimo Cristo dipinto esprima tutta la gioia e la bellezza che nessun altro ha dipinto fino ai nostri giorni. Voglio dipingere un Cristo che sarà l’antitesi assoluta del Cristo materialista e anti-mistico di Grunewald”.

Pare che Dalì stesse lavorando a quest’opera proprio nel momento in cui l’alluvione devastò l’area e questo lo portò ad adattarla a relazionarsi con il disastro appena avvenuto. Così l’immagine di Cristo crocifisso che appare sopra la valle diventa l‘emblema della salvezza attraverso la sofferenza. Per rendere quest’entità immateriale, Dalì aveva impiegato una nuova tecnica, ottenuta dopo una serie di sperimentazioni. Si tratta di una pittura ad olio molto diluito, mescolato con trementina, con cui macchia la tela secondo vari gradi di intensità e opacità. In questo modo lo spettro gigante di Cristo sembra fondersi con le nuvole sopra la valle. Solo la corona di spine e il sangue della ferita sul costato sono iperrealisti, come anche la figura solitaria di un vescovo che prega a capo chino, prima di accorgersi dell’apparizione.

JOAN MIRÓ (1893-1983), LA TIGE DE LA FLEUR ROUGE POUSSE VERS LA LUNE (THE STEM OF THE RED FLOWER GROWS TOWARD THE MOON)
Estimate: £5,200,000 – £7,000,000
UNSOLD

Tra gli highlights surrealisti vediamo infine un’opera di Joan Mirò: La tige de la fleur rouge pousse vers la lune. Realizzata nel 1952, in un periodo di cruciale importanza per l’artista catalano durante il quale egli crea i quadri più rivoluzionari e acclamati. Osservando l’opera vediamo come Mirò ha combinato i suoi eleganti e delicati simboli con una gestualità più brutale che riflette gli sviluppi dell’avanguardia del momento: ben evidente è l’impronta dell’espressionismo astratto, di cui Mirò aveva stimolato la nascita.

In questi anni – come ha sottolineato anche Jacques Dupin, biografo dell’artista – Mirò aveva creato una serie di opere che mettevano in luce tutto il suo percorso artistico e le sue nuove tendenze verso un linguaggio visivo poetico che manteneva la sua unicità. Sul catalogo della mostra in cui è stato presentato il dipinto in questione, la prefazione di James Johnson Sweeney parlava delle recenti opere di Mirò e suonava così: “La sua tecnica non è mai stata così varia nell’adattarsi all’espressione, la sua disciplina non è mai stata così sottile, la sua arte non è mai stata così matura, eppure per tutto questo, il suo spirito non è mai apparso così esuberante e la sua arte così giovane”. In quest’opera c’è infatti un’energia primordiale che si adatta perfettamente alla ferocia apparente della figura principale che domina la composizione. La prima impressione porta all’osservatore dei rimandi macabri, come se le forme fossero modellate e colorate senza logica e poi arricchite di segni, marchi e dettagli tipici di Mirò. Chi guarda l’opera non è aiutato da nessuna elaborazione da parte dell’artista, ma si ritrova solo in un faccia a faccia con il puro atto creativo. E tutti gli strumenti di indagine risultano vani: solo l’istinto può giudicare ciò che l’istinto ha creato – dice ancora Dupin. Eppure nulla è lasciato al caso, ma tutta l’opera è il risultato di una meticolosa e intenzionale semplificazione del linguaggio attuata dall’artista. Se negli anni ’20 Mirò si lasciava ispirare da immagini di allucinazioni, in questo periodo si interessa principalmente al materiale con cui lavora, lasciando che sia la tela a guidare la sua opera. Egli inizia a dipingere senza avere idea di quale aspetto avrà il quadro finito. Abbandonati gli schizzi e i processi creativi elaborati, è qui visibile tutta la spontaneità dell’artista al lavoro, il suo gesto e i suoi segni.

Di seguito altre opere Surrealiste in asta da Christie’s.

JEAN (HANS) ARP (1886-1966)
TÊTE; OBJET À TRAIRE (HEAD; OBJECT TO MILK)
Estimate: £250,000 – £350,000
PRICE REALIZED £229,875

 

JOAN MIRÓ (1893-1983), FEMME ASSISE
Estimate: £300,000 – £500,000
PRICE REALIZED £361,875

 

MAX ERNST (1891-1976); FLEURS SUR FOND VERT
Estimate: £180,000 – £250,000
PRICE REALIZED £901,875
SALVADOR DALÍ (1904-1989); PAISATGE AMB TELÈFONS SOBRE UN PLAT (LANDSCAPE WITH TELEPHONES ON A PLATE)
Estimate: £600,000 – £900,000
UNSOLD
FRANCIS PICABIA (1879-1973); JANIRIA
Estimate: £400,000 – £600,000
PRICE REALIZED £349,875

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